Caporalato, i vertici di Grafica Veneta ai domiciliari. Tre anni fa l’azienda diceva: «Non troviamo giovani disposti a lavorare»
Scoperto un presunto sistema di caporalato in una stamperia veneta, che solo 3 anni fa criticava i giovani di non reggere i turni più faticosi. L’amministratore delegato e il direttore dell’area tecnica di Grafica Veneta Spa, azienda che si occupa di stampe di libri e di pubblicazioni – Giorgio Bertan, 43 anni, e Giampaolo Pinton, 60 – sono tra gli 11 arrestati dai carabinieri di Cittadella (Padova) nell’operazione che ha sgominato un’organizzazione di cittadini pakistani che, secondo le accuse, sfruttava lavoratori connazionali. Secondo quanto riportato dalla Procura di Padova, i dirigenti, ora ai domiciliari, erano a conoscenza della situazione di violenza e sfruttamento dei lavoratori stranieri, dagli incessanti turni di lavoro fino alla sorveglianza a vista a cui erano sottoposti. Sempre secondo i pm, i dirigenti sapevano delle degradanti condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e della mancata fornitura dei Dpi (come scarpe antinfortunistiche, protezioni da rumori). Sulla base di quanto emerso, la magistratura padovana ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 9 cittadini pakistani, con l’accusa di lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro. I dipendenti, a causa delle difficoltà linguistiche, non avevano capito da subito di essere sfruttati e derubati. Col tempo, poi, si sono rivolti al sindacato e hanno fatto scattare l’indagine.
La stessa azienda aveva denunciato di non trovare giovani disposti a lavorare
L’azienda arrivava a produrre 150 milioni di copie di libri l’anno: tra i titoli di Grafica Veneta anche i casi editoriali di Wikileaks e Harry Potter. Il nome dell’azienda era noto alle cronache non solo per i libri stampati, ma anche per le lamentele, che nel 2018 ebbero discreta eco sui giornali nazionali, riguardo l’impossibilità di trovare dipendenti. Nell’aprile del 2018, il patron dell’impresa Fabio Franceschini aveva detto: «Mi domando che razza di paese sia quello in cui ci si lamenta della disoccupazione ma si rifiuta il lavoro. Su 25 posti aperti ne ho coperti in 3 mesi solo 4». «La situazione è particolarmente critica nella fascia d’età dei ragazzi giovani», continuava Franceschini. «Qualche ragazzotto che dà la disponibilità c’è ma poco dopo rinunciano per via dei turni. “Troppo pesante con i turni”, dicono. Su cinque assunti uno solo è un ventenne, gli altri sono trenta-quarantenni».
Immagine di copertina: Unsplash
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