I guadagni della propaganda NoVax. Il caso Stefano Scoglio e qualche domanda per Codacons
Da lunedì 28 dicembre 2020 era possibile acquistare in edicola, insieme al Corriere della Sera, una serie di libri della collana curata da Roberto Burioni intitolata Salute. Le frontiere della medicina. Un’iniziativa che Codacons non ha ritenuto di proprio gradimento: «È semplicemente assurdo che una testata importante come il Corriere della Sera si affidi, per una collana scientifica e di divulgazione su vaccinazioni e sanità, ad un soggetto finito al centro dello scandalo per i suoi presunti – e pesanti – conflitti di interesse», riportava il comunicato dell’associazione pubblicato il 27 dicembre 2020. Risulta chiaro che per Codacons sia fondamentale affidarsi ad esperti, scienziati o quant’altro, privi di conflitto di interessi sullo specifico tema trattato, ma è sempre andata così?
Un mese prima, Codacons aveva presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Catania sul tema tamponi, al fine di avviare delle indagini «per i reati di truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, procurato allarme, falso ideologico e omicidio colposo». Secondo quanto si apprende, l’associazione si è affidata a un “gruppo di esperti” e alle loro “conclusioni”: «i risultati dei tamponi sono del tutto inattendibili». Da chi era composto il team scientifico? Parliamo del medico Fabio Franchi, della Dott.sa Antonietta Gatti, di Stefano Montanari e di Stefano Scoglio. Tutti, tranne l’ultimo, risulterebbero essere membri della Società Scientifica per la Prevenzione e la Precauzione (SSPP) insieme al Presidente Codacons, Carlo Rienzi, come riportato in un comunicato stampa dell’Ordine dei Biologi e nello stesso sito della società.
La “dichiarazione congiunta”
La notizia dell’esposto-denuncia venne diffusa da diversi siti e canali, tra questi quello di Byoblu.com dove trovano spesso spazio personaggi come Stefano Montanari e Stefano Scoglio. La lista del “gruppo di esperti” venne elencata anche dall’avvocato Carmelo Sardella, dirigente dell’ufficio legale di Codacons Sicilia, durante un’intervista video a Medical Excellence TV del 24 novembre 2020. A sostegno dell’accusa, l’avvocato parlava di una «perizia depositata dal Prof. Stefano Scoglio».
Nell’intervista a Medical Excellence TV, l’avvocato di Codacons cita la cosiddetta “dichiarazione congiunta” sottoscritta dal “gruppo di esperti”. All’interno del documento leggiamo affermazioni negazioniste come «il virus SARS-Cov-2 (doc. 2), presunto responsabile del Covid, non è mai stato isolato fisio-chimicamente». Tra i documenti allegati, per sostenere la teoria del “virus mai isolato”, troviamo un documento dei CDC americani del 13 luglio 2020 sui test molecolari PCR che non sostiene le accuse, come spiegato da Facta in una verifica pubblicata il 13 novembre 2020.
I colleghi non si erano occupati solo del documento dei CDC americani, ma anche delle dichiarazioni di Stefano Scoglio in merito al tamponi. Secondo una nota diffusa sui social «i tamponi molecolari non sarebbero specifici per il nuovo coronavirus Sars-CoV-2, agente della pandemia di Covid-19, ma potrebbero invece indicare la presenza di altri virus, aumentando falsamente il numero dei positivi». Un’affermazione falsa, smentita in un articolo del 6 novembre 2020, ma è proprio sui tamponi e la presunta inaffidabilità che inizieremo a parlare delle attività legate alla Covid19 di Stefano Scoglio, il membro del “gruppo di esperti” al quale Codacons si è affidato.
I titoli di Stefano Scoglio
Stefano Scoglio è uno dei protagonisti del test farlocco dei tamponi e il kiwi. Durante un servizio di Non è l’Arena, in onda il 14 febbraio 2021 su La7, confermava alcuni dei suoi cavalli di battaglia tanto apprezzati dal mondo negazionista: «il virus non è stato isolato», «i milioni positivi sono tutti falsi positivi», «non c’è una Pandemia». Per rafforzare le sue affermazioni e per trasmettere autorevolezza, lo stesso Scoglio si dichiara «esperto in microbiologia, virologia, eccetera», ma non risulta laureato in Medicina. Di sicuro, su sua stessa ammissione, ha u Ph.D. in filosofia ed è laureato in legge presso l’Università di Urbino.
Nell’intervista, però, non cita un “M.Sc. in Medical Microbiology” come riportato nel suo profilo Linkedin. C’è però un dato curioso, infatti risulta dal suo stesso profilo che tale “M.Sc. in Medical Microbiology” sarebbe iniziato nel 2020 e concluso nel 2022, mentre fino a prova contraria ci troviamo ancora nel 2021. Potrebbe trattarsi di un semplice errore, di sicuro non c’è alcun riferimento nel suo secondo account dove risulta Owner della Nutratec Srl, un’altra società che sarebbe poi confluita nella Blue Lotus Srl.
Il prodotto per risultare negativi al tampone
Pubblicamente contesta l’affidabilità dei tamponi, mentre all’interno dei suoi canali social promuoveva un suo prodotto per «ridurre il rischio di risultare positivi al tampone», uno spray «da spruzzare in bocca e nelle narici prima del test». Il messaggio promozionale venne pubblicato sul suo canale Telegram, ma risulta cancellato a seguito dell’articolo del 9 giugno 2020 di Open. Una rimozione inutile, anche perché tale promozione la riscontriamo anche un post Facebook del 8 settembre 2020: «Il presente video spiega come e perché un programma a base dei prodotti Nutrigea aiuta in modo signifcativo a prevenire l’insorgere di influenze e raffreddori. Qui voglio aggiungere che lo stesso programma ha dimostrato di poter riportare a negativo test tamponi per il Covid risultati positivi».
Insomma, secondo Scoglio i suoi prodotti servirebbero «per evitare di risulotare positivi ai tamponi (meglio ancora non farli), o riportare a negativo un tampone positivo più rapidamente». Un invito a nozze per coloro disposti a cercare qualsiasi soluzione per “falsare” i risultati del tampone, un gesto che andrebbe contro gli impegni posti dalle istituzioni per contrastare il virus e la malattia. Chi lo segue potrebbe non farsi nessuno scrupolo a riguardo, siccome lo stesso Scoglio afferma che «il SARS-.Cov 2 non esiste; e che il tampone farlocco non può dunque trovare il virus ma altro».
In un servizio del programma In Onda del 27 luglio 2021 su La7, e a seguito del nostro articolo del 9 giugno, il giornalista Carlo Marsilli si era recato di fronte alla sede della Blue Lotus e aveva contattato telefonicamente l’azienda Nutrigea (con sede a San Marino) per chiedere informazioni in in merito alle affermazioni di Stefano Scoglio riguardo al prodotto “anti tampone positivo”: «Non è proprio così», risponde la dipendente della società. Marsilli, a quel punto, cita il contenuto del post Facebook di Scoglio ottenendo la seguente risposta: «Si sì, però non è così, non si può semplificare, anche perché è molto rischioso».
Il “protocollo di protezione dal vaccino”
Stefano Scoglio aveva ideato un protocollo a base di integratori da seguire una settimana prima del vaccino anti Covid19. I prodotti, in vendita da una società fondata nel 1998 con sede a San Marino a lui collegata, venivano promossi all’interno del suo canale Telegram “Dr.Stefano Scoglio”. Ne avevamo parlato nell’articolo del 9 giugno, ma anche questo messaggio risulta eliminato. Rimane tuttavia un altro, quello del giorno precedente, dove conferma la presunta utilità del suo “protocollo”: «Dato che molti mi hanno chiesto di spiegare il protocollo di protezione dal vaccino, nel malaugurato caso uno fosse costretto a farlo, domani sera, Venerdì 30, alle 19.30, qui su Telegram, farò una trasmissione vocale (voice chat) aperta a tutti gli interessati sul tema». Una chat vocale durata, alla fine, 110 minuti.
Calcolando l’importo dei prodotti suggeriti, attraverso lo store online della società di Scoglio e tenendo conto solo delle confezioni più piccole, ogni singolo cliente doveva spendere circa 127 euro al fine di ottenere e usufruire del “protocollo”. Considerando il numero degli iscritti al canale, oltre 14 mila persone, si potrebbe al massimo immaginare quali potrebbero essere i potenziali profitti.
I prodotti contro la Covid19
Bisogna fare un passo indietro nel tempo, ossia al 21 maggio 2020 quando Stefano Scoglio, sempre tramite il suo gruppo Facebook, pubblicava un post dal titolo «PROTOCOLLO NUTRIGEA X COVID-19» dove scriveva: «Si parla di varie terapie per la patologia, respiratoria e/o ematica, definita come Covid-19. Ho già espresso la mia idea che non ci sia nessun virus responsabile delle patologie suddette. Ma ovviamente esiste la patologia, che sia polmonite interstiziale e/o tromboembolia vascolare disseminata e da ultimo polmonare, causata da vari fattori (tra cui i vaccini, che hanno dimostrato di poter causare precisamente tali patologie, anche tramite l’esacerbazione delle tempesta di citochine)».
Nel post sosteneva che ben 4 prodotti della sua azienda potevano essere «un’ottima risposta naturale a questa patologia», ma se fosse stato possibile combattere il virus con degli integratori oggi non conteremo gli oltre 4 milioni di decessi Covid nel mondo.
Da San Marino a Urbino
La sede di Nutrigea, società titolare dei prodotti promossi su Telegram per il protocollo, si trova a San Marino. Stefano Scoglio, oltre a presentarsi come “candidato al Premio Nobel per la medicina” senza aver mai voluto fornire una prova di tale prestigiosa opportunità, attraverso il suo profilo Linkedin dichiara di essere “Director at Nutritherapy Research Center a Pesaro e Urbino”. Anche traducendo tale “titolo” in italiano, risulta difficile trovare l’indirizzo del “Centro di Ricerche Nutriterapiche” presso Pesaro e Urbino, o quantomeno un luogo specifico dove potrebbe essere ospitato.
Nel suo sito personale Stefanoscoglio.it, dove si presenta come «Ricercatore scientifico, filosofo, giurista, politologo, omeopata, microbiologo e…insomma, un uomo rinascimentale, che ritiene che la conoscenza sia una e che la vera Conoscenza è solo dell’Uno», sostiene di aver collaborato nel 2000 con l’Università di Urbino e che successivamente avrebbe fondato «il Centro di Ricerche Nutriterapiche, che ha dato vita a molti studi scientifici e clinici nel corso degli ultimi 20 anni». Che sia un centro collegato con l’Università di Urbino? Ci siamo posti questa domanda insieme al giornalista Carlo Marsilli, inviato del programma televisivo In Onda di La7 che in questi giorni si trovava proprio nella zona di Urbino per seguire le manifestazioni locali contro il Green Pass.
L’Università di Urbino
Un ulteriore sospetto che il centro di ricerche fosse in qualche modo collegato con l’Università di Pesaro poteva essere fornito dal sito della Blue Lotus Srl, società dove Stefano Scoglio dichiara di essere R&D Director. Infatti, alla voce “ricerca e sviluppo” leggiamo: «Il nostro ufficio di Ricerca e Sviluppo è in grado di sviluppare prodotti supportati da ricerca scientifica e bibliografie relative, offrendo anche la possibilità di realizzare studi laboratoristici e clinici in collaborazione con importanti centri di ricerca, in particolare con l’Università di Urbino, con cui esiste una collaborazione da lunga data». La risposta ricevuta da uno dei responsabili dell’Università di Urbino, però, contesta il contenuto del testo.
In risposta a una email inviata da Marsilli al Prof. Orazio Cantoni, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino, veniamo a conoscenza che il loro ufficio legale aveva da tempo diffidato Stefano Scoglio a «millantare afferenze a strutture dell’Ateneo». Non solo, non risulterebbero rapporti di collaborazione in atto tra i docenti del dipartimento e Stefano Scoglio. Ci furono delle collaborazioni in passato con le aziende a lui riconducibili, ma sono state interrotte da tempo «prevedendo anche la restituzione del denaro destinato alla collaborazione».
Il centro di ricerca
Dove si trova questo Nutritherapy Research Center di cui Scoglio dichiara di essere Direttore? Attraverso uno studio disponibile nella piattaforma Pubmed, pubblicato nel 2014, troviamo finalmente l’indirizzo: «Centro di Ricerche Nutriterapiche, via I Maggetti 14, 61029 Urbino, Italy». Si tratta dello stesso indirizzo della sede di Urbino della Blue Lotus Srl.
Di cosa si occupa la società Blue Lotus Srl? Basta leggere nel sito della stessa nella sezione “Azienda”: «Blue Lotus è un’azienda, dinamica e innovativa, specializzata nello sviluppo e nella produzione conto terzi di integratori alimentari e rimedi erboristici di alta qualità, anche con certificazione biologica». Produzione conto terzi, ma da dove potrebbero essere realizzati i prodotti venduti dalla società di San Marino per il “protocollo protezione dal vaccino” promosso da Scoglio? Che sia la stessa Blue Lotus di cui risulterebbe “R&D Director”?
Il produttore
Online è possibile trovare le etichette di alcuni prodotti, come Klamax, contenenti la dicitura «Manufactured by: Blue Lotus S.r.l.».
In un video, una sorta di spot pubblicitario pubblicato il 13 marzo 2020 dal canale Youtube all4hunters ITALIA, vengono presentati i prodotti Nutrigea direttamente dal luogo di produzione che, nonostante non venga nominato, risulta essere identico a quello raffigurato nelle foto degli impianti pubblicate nel sito della società (minuto 2:50).
In un post Facebook del 2019, pubblicato nel gruppo chiamato “Dr. Stefano Scoglio – Nutriterapia Primordiale” (con oltre 26 mila utenti iscritti), lo stesso Scoglio rende nota la “collaborazione” con Blue Lotus: «Quanto a coloro che hanno chiesto rispetto al nuovo tipo di bustine, questo è dovuto al fatto che ora il prodotto viene fatto direttamente dall’azienda presso la sua affiliata Blue Lotus srl, mentre prima veniva fatto presso terzi…Questo ha il vantaggio che ora controlliamo noi stessi il prodotto, e possiamo garantire anche una tempistica migliore, non dipendente dai tempi dei terzisti».
Il gruppo Facebook “Dr. Stefano Scoglio – Nutriterapia Primordiale” non viene gestito dal solo Stefano Scoglio. Tra gli admin c’è anche Gabriel Dylan Scoglio che, secondo la visura camerale, risulta essere l’Amministratore Unico della Blue Lotus in carica dal 2019.
La visibilità
Durante la Pandemia Covid19 è riuscito a farsi strada un po’ ovunque, in particolare nel web presso i “salotti” dei vari contestatori della gestione emergenziale. Lo troviamo ospite di Gianluca Spina nel sito Iopenso, in dirette streaming insieme allo youtuber Silver Nervuti, ospitato anche nel sito di Byoblu (con tanto di tag dedicato) dove riportiamo un articolo dal titolo «Questo virus è un business mondiale – Stefano Scoglio».
Una visibilità verso i cittadini che contestano la Pandemia e che potrebbero contrastare l’opera del Governo nella lotta contro il virus. Non solo, per chi aveva comunque paura della malattia offriva persino un suo protocollo con i prodotti realizzati dalla sua azienda. Al momento non possiamo sapere a quanto potrebbe ammontare il guadagno ottenuto da queste attività, sta di fatto che l’intenzione di vendere i propri prodotti seguendo certe narrative sulla Pandemia risulti evidente e sotto gli occhi di tutti.
Codacons, alcune domande
Riprendiamo le dichiarazioni dell’associazione di Rienzi relative alle contestazioni fatte al Corriere della Sera, citate all’inizio di questo articolo: «È semplicemente assurdo che una testata importante come il Corriere della Sera si affidi, per una collana scientifica e di divulgazione su vaccinazioni e sanità, ad un soggetto finito al centro dello scandalo per i suoi presunti – e pesanti – conflitti di interesse».
L’associazione per la difesa dei consumatori, a fronte di quanto riportato in questo articolo, valuterà un intervento nei confronti di Stefano Scoglio e dei media che hanno fatto affidamento sulle sue dichiarazioni fornendogli pubblicità per vendere i propri prodotti?
Nell’aprile del 2020, Codacons si era occupata di “farmaci online per false cure”: «Molti cittadini ci hanno segnalato di trovare nei motori di ricerca il proliferare di siti che propagandano cure miracolose contro il Covid-19».
Tenuto conto che Stefano Scoglio aveva pubblicizzato durante la Pandemia un suo «protocollo per le patologie descritte come Covid-19» composto da 4 suoi prodotti, un protocollo che di fatto non risulta essere in alcun modo sottoposto a uno studio scientifico di qualità come invece avviene nel caso dei farmaci e dei vaccini, Codacons considera che tale attività non sia equivalente a una “falsa cura” proposta ai cittadini consumatori che, in caso di positività al virus, possano affidarsi anziché seguire i consigli di un medico in medicina?
In un recente comunicato, Codacons annunciava un esposto urgente all’Ordine dei Medici contro Roberto Burioni richiedendone la radiazione immediata. Motivo? Per un tweet ritenuto offensivo nei confronti dei cittadini che non si vaccinano. Secondo l’associazione, come riportato nel comunicato, «È certamente giusto spingere i cittadini a vaccinarsi per far contribuire tutti alla lotta al Covid ed evitare un nuovo lockdown». Nello stesso testo pubblicato sul loro sito, sostengono che le parole di Burioni «vanno a contrastare proprio l’opera del Governo per convincere gli indecisi a vaccinarsi e fanno un danno enorme alla battaglia contro il covid».
L’associazione, presieduta dal Presidente Carlo Rienzi, ritiene di aver sbagliato ad essersi affidata a una persona che nega la Pandemia e che nega l’esistenza del Sars-Cov-2, proprio quel virus che i vaccini (ritenuti importanti dalla stessa Codacons) puntano a contrastare? Non ritiene che Stefano Scoglio, con il suo comportamento e le sue parole nei confronti di vaccini (in generale “vaccini”), possa aver contrastato (indifferentemente quanto) l’opera del Governo per convincere gli indecisi a vaccinarsi?
Viste le condotte sul tema vaccini e sulle misure di contrasto alla diffusione del virus portate avanti da personaggi come Stefano Montanari, ed eventualmente anche di altri membri della Società Scientifica per la Prevenzione e la Precauzione (SSPP), il Presidente Carlo Rienzi valuterà di prendere le distanze o di continuare a supportare voci che potrebbero, sempre con il loro operato, «contrastare proprio l’opera del Governo per convincere gli indecisi a vaccinarsi e fanno un danno enorme alla battaglia contro il covid»?