Oggi il vertice tra le Regioni. Le richieste al governo: Green pass meno rigido e più tempo per vaccinare il personale scolastico
Sono due i dossier su cui sta lavorando il governo per permettere la ripresa delle attività a settembre, evitando un nuovo aumento dei contagi da Covid. Il primo è quello che riguarda la scuola. Riportare tutti gli studenti in presenza, evitando altri mesi di Dad. Il secondo è quello dei trasporti, con i mezzi a lunga percorrenza – treni, aerei e navi – che richiederanno l’esibizione del Green pass. Ma per le Regioni, l’obbligo di certificazione verde è al momento troppo rigido. «C’è un’interlocuzione con il governo», ha dichiarato il presidente della Toscana, Eugenio Giani. «Sostanzialmente, sul Green pass si chiede un alleggerimento delle misure proposte e si chiedono molti più vaccini: ci viene annunciato un numero ma poi è sempre qualcosa in meno». Richieste che saranno portate sul tavolo nella riunione della Conferenza delle Regioni, in programma oggi 29 luglio. «Noi vogliamo arrivare all’immunità di gregge – aggiunge – e dunque diciamo al governo di darci la quantità sufficiente per farlo alla svelta».
I tempi sono stretti. Soprattutto perché il piano del ministero dell’Istruzione, che verrà presentato alle Regioni nelle prossime ore, prevede di arrivare alla ripresa dell’anno scolastico con almeno il 60% degli studenti – 2,4 milioni di persone – tra i 12 e i 19 anni vaccinati. Per il commissario straordinario Francesco Figliuolo il risultato può essere raggiunto entro i primi dieci giorni di settembre. Ma dai presidenti di Regioni arrivano posizioni differenti. Ieri, era stato Matteo Salvini, all’uscita del colloquio con il premier Draghi, a opporsi nuovamente alle vaccinazioni obbligatorie per i minorenni. «Io sono per la libertà», aveva detto Salvini. Parole che hanno poi trovato anche la sponda, anche se con toni diversi, del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga: «Utilizzerei cautela in questo momento, dobbiamo coinvolgere le persone a partecipare e non alimentare tensioni».
La strategia delle Regioni potrebbe proprio essere quella di chiedere tempo a Figliuolo per provare a raggiungere la percentuale di immunizzati chiesta dal Cts e dalla struttura commissariale per il personale scolastico: ovvero quella del 90%. A oggi, a livello nazionale, la percentuale di chi ha ricevuto entrambe le dosi è dell’85.5%, con grandi differenze regionali. Il problema dunque è convincere chi non vuole vaccinarsi. Il governo potrebbe procedere con una forte raccomandazione e poi, se entro il 20 agosto – data in cui le Regioni dovranno fornire a Figliuolo i numeri reali della situazione – non si sarà raggiunto il 90%, andare verso l’obbligo. «A scuola si va in presenza – ha detto il segretario alla Salute Andrea Costa – e per centrare l’obiettivo non possiamo pensare ad un ritorno senza il personale vaccinato. Chi si oppone, se non riusciremo a convincerlo, sarà obbligato». Ma il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi è più cauto. «Il governo vedrà se c’è bisogno di un’omogeneizzazione di tutto il paese. Se c’è una regione con solo il 70% dei docenti vaccinati, il generale Figliuolo si concentrerà su quella per portarla al livello nazionale».
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