Didattica a distanza solo per i non vaccinati: l’ipotesi del governo per riaprire le scuole a settembre
Per ora è soltanto un’ipotesi. Ma l’idea di riaprire la scuola a settembre lasciando la didattica a distanza solo per i non vaccinati contro il Covid-19 comincia a circolare nei corridoi del ministero dell’Istruzione e di quello della Sanità. E non trova discordi nemmeno i dirigenti scolastici: «È percorribile – ammette con il Corriere della Sera il capo dei presidi Antonello Giannelli – prima però devono cambiare il protocollo sanitario della gestione delle quarantene, elaborato dall’Iss, che risale all’anno scorso». A viale Trastevere dicono che se l’ipotesi venisse adottata diventerebbe un “allegato” al piano per la ripresa della scuola, le cui linee guida dovevano arrivare oggi sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni. Il piano, spiega oggi il quotidiano, include le attività di preparazione al ritorno a scuola e riguarda pure le assemblee degli studenti, che si ritiene debbano svolgersi in presenza proprio per salvaguardare la socialità. Ma allo scopo di garantire il «ritorno alla pienezza della vita scolastica» è essenziale che il personale «assicuri piena partecipazione alla campagna di vaccinazioni».
E per adesso il bicchiere è pieno a metà. Al momento l’85% degli insegnanti è vaccinato, ma con profonde differenze tra le regioni. I professori non immunizzati in Sicilia sono il 43%, nella provincia di Bolzano il 38%, il 34% in Liguria, il 33% in Sardegna e il 32% in Calabria. All’appello ne mancano circa 220mila. E visto che la campagna di sensibilizzazione va avanti da qualche tempo, è difficile pensare che l’abbiano dimenticato. Ma il problema del governo Draghi è che sull’obbligo non c’è unità. La Lega è contraria, il Movimento 5 Stelle è perplesso. Per questo l’esecutivo pensa a un piano in due step: prima la forte raccomandazione e poi il Green Pass per gli insegnanti. Il decreto che poteva introdurre il primo passo è stato intanto rinviato alla prossima settimana. Poi ci sono gli studenti. Il Comitato Tecnico Scientifico punta all’immunizzazione del 60% degli alunni e allievi entro il 10 settembre. Ma senza imporre l’obbligo. Che secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri «provocherebbe fratture a livello sociale».
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