Recovery, viaggi in treno più veloci: tempi ridotti del 17,2% e 700 km di nuove linee per il Sud
Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, approvato lo scorso 22 giugno dall’Ue, prevede per i prossimi anni importanti cambiamenti anche sul fronte del trasporto ferroviario. Tempi del viaggio in treno più contenuti, stazioni distribuite più equamente tra aree del Paese, interventi sulla rete e benefici per l’ambiente. Questi solo alcuni dei punti fondamentali di una programmazione ferroviaria rinnovata e che rispetto al 2021 porterà, tra le altre cose, a una riduzione del 17,2% del tempo medio di viaggio. Una cifra calcolata nell’Allegato infrastrutture del Def, documento che fa il punto sul contributo del Pnrr al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Si viaggerà dunque in meno tempo, con una riduzione più accentuata al Sud (-24,4%) e al Nord (-22%), mentre il Centro registrerà un -4,5%.
700km di nuove linee al Sud e 1.800 km di elettrificazione
In quanto alla migliore accessibilità ai trasporti da garantire alle zone del territorio nazionale più indietro su questo fronte, la riduzione delle diseguaglianze sarà pari al 38%: una cifra ottenuta dal calcolo dell’indice Gini, utile a misurare la disparità nella distribuzione del servizio. La riduzione di cui si parla sarà consentita dagli interventi previsti nel Pnrr, tra cui l’elettrificazione di oltre 1.800 km di linee, cioè più di 10 volte quanto realizzato negli ultimi 10 anni in Italia. Sempre sul fronte interventi si prevede la realizzazione di circa 700km di nuove linee ferroviarie regionali, di cui oltre il 60% al Sud. Si interverrà anche con nuove tecnologie in campo, una fra tutte il sistema ERTMS, volto al controllo e alla protezione del traffico ferroviario che aiuterà a ridurre il rischio di circa 3mila avarie all’anno.
Treno batterà auto con un +66% di utilizzo. 3 milioni di Co2 in meno
Come si legge nel documento, «sarà programmata la riqualificazione di numerose di numerose stazioni di interesse per circa 3 milioni di utenti potenziali». Nuovi investimenti che «favoriranno un riequilibrio modale del trasporto ferroviario rispetto a quello privato su gomma, contribuendo così alla riduzione dell’inquinamento e in generale della congestione stradale». Ed è proprio per favorire la tutela dell’ambiente che il Pnrr opererà nei prossimi anni un importante spostamento di passeggeri dall’auto al treno. Entro il 2030 si stima un incremento di utilizzo del trasporto ferroviario del 66% a discapito del trasporto privato, che vedrà così ridurre la propria quota del 6%. «Con il risultato che nel 2030 la quota del trasporto ferroviario passerà dal 6% del 2019 al 10% nel 2030, mentre quella dei mezzi privati calerà dall’82% al 77%». Tutto questo si tradurrà anche in CO2 risparmiata dai veicoli stradali passeggeri e merci, per un valore stimato pari a circa 2,4 e 0,4 milioni di tonnellate annue rispettivamente. Insieme alla riduzione di gas serra dovuta al rinnovo dei parchi autobus urbani, la nuova programmazione ferroviaria consentirà «di ottenere un quantitativo di CO2 risparmiata all’anno di circa 3 milioni ton/anno, quasi come la CO2 emessa dai trasporti di Roma».
6.000 incidenti in meno, 150 vittime evitati all’anno
Lo scenario previsto dal Pnrr produrrà effetti positivi anche sull’incidentalità stradale, che si stima vedrà ridursi «del 3,6% in termini di numero di incidenti (oltre 6.000 sinistri/anno) e del 4,5% in termini di effetti prodotti (circa 150 vittime/anno e 11.000 feriti/anno)».
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