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In pedana con la mascherina rosa, la protesta degli spadisti Usa contro il compagno accusato di violenze sessuali

31 Luglio 2021 - 10:56 Maria Pia Mazza
Gli statunitensi Hoyle, McDowald e Ramirez sono saliti in pedana con una maschera rosa, contro il compagno di squadra Alan Hadzic accusato di violenza sessuale

Nella gara d’esordio a Tokyo 2020 contro il Giappone, i tre atleti statunitensi Jake Hoyle, Curtis McDowald e Yeisser Ramirez hanno deciso di portare la propria protesta direttamente in pedana contro il loro compagno di squadra Alan Hadzic, accusato di violenza sessuale. I tre spadisti si sono presentati in pedana indossando delle maschere rosa, in solidarietà alle donne vittime di abusi sessuali, mentre Hadzic ne indossava una nera. Alan Hadzic, lo scorso 2 giugno, venne sospeso da tutte le attività sportive dall’US Center for Safe Sport, l’agenzia indipendente che indaga sugli abusi sessuali negli sport olimpici, a seguito di tre denunce sporte da tre donne. Accuse di abusi sessuali rigettate in toto dall’atleta. Tuttavia, lo spadista statunitense ha presentato ricorso e ha vinto, «perché le indagini sono ancora in corso e non si è ancora arrivati a una sentenza definitiva», come dichiarato dal suo avvocato, Michael Palma. E così Alan Hadzic è stato reintegrato nel Team Usa come riserva. Il reintegro è stato però parziale. Hadzic infatti non si allena con la squadra statunitense e risiede all’esterno del villaggio olimpico.

Le polemiche e i timori per la presenza di Alan Hadzic

Ma la decisione di includerlo nella delegazione olimpica ha sollevato innumerevoli polemiche e timori. Sei schermitrici del Team Usa, tra cui due presenti a queste Olimpiadi, dopo la sentenza di reintegro, inviarono una lettera al Comitato Olimpico internazionale chiedendo l’esclusione di Hadzic dai Giochi di Tokyo, sottolineando come la sua presenza avrebbe rappresentato un potenziale pericolo «per la loro sicurezza» e per il loro «benessere», con il rischio di influenzare «influenzare negativamente le capacità mentali ed emotive nella preparazione delle atlete e degli atleti e nel competere ai massimi livelli richiesti per il successo nei Giochi Olimpici». Una richiesta caduta però nel vuoto e che continua a trascinare con sé polemiche, proteste e timori nel Team Usa.

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