Cos’è lo Ius soli sportivo che Malagò ha proposto dopo la vittoria di Jacobs (ma che Salvini ha già stoppato)
Dopo la vittoria di Marcell Jacobs nei cento metri piani a Tokyo 2020 il presidente del Coni Giovanni Malagò è tornato a chiedere lo ius soli sportivo per i giovani atleti che corrono sotto la bandiera italiana. «Noi vogliamo occuparci di sport e non riconoscere lo Ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana», ha detto Malagò. A cui ha risposto a stretto giro di posta su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini: «Ius Soli? Già oggi, a 18 anni, chiunque può chiedere e ottenere la cittadinanza. Squadra che vince non si cambia!». Ma cos’è lo ius sportivo che Malagò ha proposto dopo il trionfo dell’atleta di Desenzano del Garda nato a El Paso in Texas?
August 1, 2021
In teoria una forma di Ius soli sportivo, ovvero la possibilità che giovani non in possesso della cittadinanza italiana partecipino a competizioni sotto la bandiera tricolore esiste già. Ma ci sono una serie di limitazioni che riguardano le convocazioni delle squadre nazionali. Lo ius soli sportivo è stato introdotto con la legge 1 febbraio 2016 «Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva». Secondo la norma un ragazzo che abita in Italia può essere tesserato e partecipare alle competizioni. Ma c’è una limitazione: i minori devono essere regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età».
Ma proprio in virtù dello Ius soli sportivo attualmente un cittadino di un altro paese non può gareggiare con la maglia azzurra fino al compimento del diciottesimo anno di età e alla richiesta della cittadinanza. Questo è quindi il senso della richiesta di Malagò: permettere di gareggiare con la maglia azzurra a partire dai 18 anni. «Non ci deve essere una via crucis: a partire dai 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana. Vi posso raccontare di rimbalzi tra prefetture, ministeri e situazioni che rallentano il tutto e magari poi se ne va a gareggiare per un altro paese», ha spiegato il presidente del Coni.
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