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Marcell Jacobs, i 18 test anti doping (tutti negativi) nel 2021: quattro da quando è arrivato a Tokyo

marcell jacobs test sangue urina doping
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In Giappone il primo test a sorpresa all'arrivo al Villaggio Olimpico. Poi il 31 luglio dopo la prova in batteria. Tutte le volte che il neo campione dei 100 metri è stato sottoposto a controlli

Nel 2021 Marcell Jacobs ha subito 18 controlli anti doping tra test dell’urina e del sangue. Quattro soltanto da quando è arrivato a Tokyo. Tutti negativi. In un mondo, quello dell’atletica, che conta ben 196 casi tra chi è stato sospeso per uso di sostanze vietate, ha rifiutato un controllo o ha ammesso l’utilizzo di “aiutini”, è indubbiamente un punto a favore dell’uomo dei record che ha vinto a sorpresa la medaglia d’oro nei cento metri piani. E non solo quella, visto che il velocista di Desenzano del Garda ha nel frattempo portato a casa solo quest’anno il record italiano sui 60 metri (6”47 a Torun in marzo) e il miglior tempo assoluto per un tricolore (9”95 a Savona) prima dell’exploit delle Olimpiadi (9”80 e oro).

I 18 controlli antidoping nel 2021

Proprio oggi, dopo che la sua squadra ha portato a casa il miglior tempo assoluto italiano nella staffetta 4×100 e si è qualificata per la finale, Jacobs ha deciso di rispondere al Washington Post, che aveva accusato non tanto lui ma il suo mondo di essere «disseminato di campioni pop-up che in seguito si sono rivelati essere imbroglioni di droga», concludendo che lo sprinter italiano meritava il beneficio del dubbio ma l’atletica no. Il primo controllo, racconta oggi la Repubblica, glielo hanno fatto a sorpresa appena arrivato al Villaggio Olimpico: l’inviato dell’International Testing Agency ha bussato alla sua porta mentre era in bagno. Lo ha aspettato, come vogliono i regolamenti, e alla fine ha raccolto la sua urina che è stata consegnata ed analizzata: negativo.

Poi è arrivato quello del 31 luglio dopo la prova in batteria, anche quello negativo. Il primo agosto, dopo la grande prestazione in semifinale, lo ha rimandato (come prevede il regolamento) perché un’ora e mezza dopo doveva essere in pista per la finale. Dopo la vittoria è stato fatto anche il test del sangue oltre a quello dell’urina. Anche lì tutto liscio. Così come era andato tutto liscio nei 14 effettuati prima di sbarcare a Tokyo. D’accordo, in questi anni il mondo dell’atletica ne ha viste tantissime: dalle provette pulite che anni dopo sono risultate intrise di testosterone alle fiale sigillate che invece si aprono e si richiudono, fino ad analisi e controanalisi a seconda di come gira il vento, come ricorda il quotidiano. Ma un livello di controllo simile non può far gettare ombre sulla vittoria di Jacobs.

Il caso del nutrizionista che ha seguito la dieta di Jacobs

Poi c’è la storia di Giacomo Spazzini, imprenditore bresciano e fondatore della Gs Loft, società di consulenza per il benessere psicofisico che ha inventato un Hybrid Method per «stimolare il metabolismo, sviluppare la massa muscolare riducendo la massa di grasso, abbassare al minimo il rischio delle infiammazioni». Nel settembre 2020 Spazzini ha cominciato una collaborazione con Jacobs, nel frattempo interrotta visto che il suo staff ha fatto sapere che è seguito da un altro professionista dello studio. Nel frattempo un’indagine della procura e del Radiomobile della Polizia locale di Milano su un mercato nero di ricettari e farmaci anabolizzanti partita nel maggio 2019 ha lambito proprio Spazzini. Insieme a un’altra ventina di persone, accusate a vario titolo di truffa ai danni dello Stato, esercizio abusivo della professione medica, ricettazione e falso documentale.

La vicenda parte da un medico del San Raffaele che viene contattato da una farmacia per informazioni su una ricetta con cui avrebbe prescritto ormoni della crescita, molto costosi, ma che lui non ha mai emesso né firmato. Piano piano chi indaga scopre altre prescrizioni simili in venti farmacie lombarde. Spazzini è accusato di procurare i clienti a un biologo alimentarista, individuato come il centro dell’inchiesta. «Io e il mio centro siamo parte lesa, abbiamo avuto la sfortuna di collaborare, tra trenta collaboratori, con un biologo che si è finto medico — dice Spazzini oggi al quotidiano — Siamo indagati per truffa ai danni dello stato per 32 euro per aver prescritto un antistaminico e abuso di professione medica. Per la parte ormonale lui aveva commesso illeciti, ma io sono stato preso come capro espiatorio. Mi sono solo fidato».

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