Multe per il Green pass, i presidi si ribellano: «Nessun confronto, è inaccettabile»
Fino a mille euro di multa. Tanto rischiano di pagare insegnanti e amministrativi che non porteranno il Green pass a scuola, ma anche i presidi che non controlleranno. Come riferisce la Repubblica, la bozza del decreto del governo dedicata al ritorno a scuola individua il responsabile dei controlli nel dirigente scolastico, che potrà nominare una persona dedicata. Le sanzioni in caso di irregolarità partono da un minimo di 400 euro, e possono essere raddoppiate in caso di reiterazione. Una notizia che ha scatenato la reazione dei presidi, che lamentano l’assenza di confronto sulla questione. Avrà l’obbligo di presentare il Green pass – che attesti la doppia somministrazione del vaccino anti Covid – il personale scolastico, d’ateneo e anche dell’Afam (conservatori e accademie). Chi non lo fa resta a casa, assente non giustificato. Al sesto giorno sarà bloccato il progredire dello stipendio e di qualsiasi «altro emolumento».
Esonerati i soggetti a rischio con certificato medico
Saranno esonerati dall’obbligo coloro che potranno esibire un certificato medico in grado di attestare che sono soggetti a rischio, oltre a chi si sottoporrà al tampone che, tuttavia, avrà una validità di sole 48 ore. Le iniziative del governo non sono piaciute a buona parte dei docenti, rileva Repubblica: «Di certo adesso genitori e allievi si sentiranno protetti e sicuri nella quotidiana frequentazione di aule gremite, tarate per venti persone e stipate fino a contenerne trenta, corridoi stracolmi e bagni inguardabili». E ancora: «Il governo sta facendo un’operazione di distrazione di massa sui veri problemi della scuola, come se la vaccinazione dei docenti, peraltro la categoria più vaccinata in assoluto, fosse il problema, risolto il quale andrà tutto a meraviglia».
La reazione dei presidi
I presidi, da parte loro, si sono detti delusi da una misura «adottata senza un confronto», come sottolinea il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli. «È normale che la violazione di un obbligo sia sanzionata», spiega Giannelli. «È però inaccettabile che ai dirigenti scolastici non siano assegnate le risorse umane che chiediamo da tempo, assolutamente necessarie per assolvere i compiti, sempre più numerosi, che vengono loro richiesti. Ed è ancora più inaccettabile», prosegue, «che sui colleghi incombano molti più oneri che sugli altri dirigenti dello Stato a fronte di una retribuzione nettamente inferiore. La politica dovrà ricordarsi dei presidi anche al momento del rinnovo contrattuale», conclude. Anche a livello sindacale ci sono state delle reazioni. La Cisl, per esempio, ha chiesto di modificare la norma che prevede sanzioni proprio per la categoria dei presidi. Questo perché, secondo la sigla, «il ruolo del preside cambia profilo e diventa ispettore per la salute», spiega la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi. Secondo la sindacalista le nuove funzioni previste dal provvedimento cambierebbero la natura del lavoro dei dirigenti scolastici: «I presidi svolgono un compito di indirizzo e leadership educativa e pedagogica», ha concluso Gissi.
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