La stretta sui controlli e le multe in arrivo dopo il cambio delle regole sul Green Pass
I cittadini che verranno trovati in locali pubblici come bar e ristoranti senza Green Pass rischiano una multa da 400 a 1000 euro. E da Palazzo Chigi assicurano che «il decreto varato dal governo Draghi prevede controlli e sanzioni e controlli e sanzioni ci saranno». Ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è stata protagonista di un dietrofront clamoroso sulle regole della Certificazione Verde Covid-19. Come documentato da Open, mentre prima il controllo dei documenti degli avventori era stato riservato agli esercenti, dal sito Dcg.gov.it è scomparsa durante la giornata la possibilità di verificare il documento d’identità da parte dei gestori di bar e ristoranti. Ora potranno – e dovranno – farlo soltanto le forze dell’ordine.
Come cambiano le regole sul Green Pass per bar e ristoranti
Il Corriere della Sera spiega oggi che mentre nel decreto approvato dal governo non si fa cenno all’obbligo per ristoratori e titolari di bar di accertare le generalità del cliente, nell’applicazione per la scansione del Green Pass era contenuta un’indicazione diversa. Ovvero si ricordava che «per completare la verifica» dopo aver inquadrato il Qr Code del Certificato «è necessario confrontare i dati anagrafici con quelli di un valido documento di identità». Oggi una circolare del capo di gabinetto del Viminale, il prefetto Bruno Frattasi, chiarirà invece le modalità di accesso a locali come bar e ristoranti al chiuso, cinema, teatri, sale da concerto, mostre, musei, luoghi della cultura, palestre e piscine coperte, palazzetti, stadi, impianti sportivi, centri termali.
Ovvero, all’ingresso di tutti questi luoghi bisognerà consegnare il Green Pass, ma titolari e gestori non potranno e non dovranno chiedere il documento di identità per verificare che il certificato appartenga davvero a chi lo sta esibendo. Questa verifica sarà invece demandato alla polizia, ai carabinieri e ai vigili urbani. Con controlli a campione, possibili soltanto attraverso l’esibizione del documento d’identità perché il certificato, convalidato dal Qr code, contiene le generalità del portatore, dal sesso all’età anagrafica. E questo perché «le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole sull’utilizzo del Green pass. La attuazione dei controlli rappresenta un passaggio delicato in quanto ha l’obiettivo primario di tutelare la salute pubblica», come ha fatto sapere ieri il Viminale. Una precisazione necessaria, visto che sempre ieri Lamorgese aveva parlato di controlli demandati soltanto ai vigili urbani.
I controlli, le sanzioni e le multe
Cosa rischia chi viene beccato senza Green Pass? Il cittadino trovato in un locale pubblico senza green pass rischia la multa da 400 a 1.000 euro. Se il lasciapassare è contraffatto o comunque non coincide con il documento di identità si rischia una denuncia per falso. Il gestore che fa entrare un cliente senza green pass oltre alla multa, rischia la sanzione amministrativa della chiusura dell’esercizio da 1 a 10 giorni «dopo due violazioni commesse in giornate diverse, alla terza violazione». E i controlli, come fa sapere oggi Il Messaggero, saranno serrati. Perché, come filtra da fonti di governo, «senza sanzione non c’è prescrizione».
Intanto, secondo alcune anticipazioni riportate dall’agenzia di stampa Ansa, la circolare del Viminale che sarà diffusa nelle prossime ore punterà a stabilire chi potrà chiedere un documento di identità al cittadino. Non si esclude che a chiedere il documento oltre al pass possano essere – oltre ai pubblici ufficiali, come già accade – i responsabili alla sicurezza (anche privata) degli eventi sportivi, spettacoli e concerti, i titolari di strutture ricettive, gli addetti al controllo nei trasporti e in strutture sanitarie. I ristoratori saranno comunque tenuti ad una verifica di “congruità” dei dati nel pass rispetto alla persona che si ha di fronte: dunque il sesso e – anche se approssimativamente – l’età.
Ma è corretto cambiare un Dpcm con una circolare?
Crescono però anche i dubbi sulla decisione di cambiare le disposizioni contenute nel Dpcm 17 giugno 2021 con una circolare del ministero dell’Interno. La giurista Vitalba Azzollini fa notare su Twitter che l’operazione non è corretta dal punto di vista giuridico perché c’è un evidente problema di gerarchia delle fonti: Faq e circolari non possono derogare ai Dpcm. Il governo Draghi può risolvere il problema soltanto con un altro decreto ministeriale o con un decreto legge.
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