Crisi climatica, il mondo punta il dito contro Pechino. Ma la Cina è davvero il Paese che inquina di più?
La pubblicazione del report dell’Iccp sul futuro del mondo a causa del cambiamento climatico ha riaperto un dibattito – mai chiuso – su quale Paese inquini di più al mondo. Periodicamente, ogni qual volta spunta un nuovo dato sulle emissioni di gas serra le grandi potenze mondiali sono pronte a puntarsi il dito contro. Guardando ai dati assoluti, la Cina è a partire dal 2008 in cima alla lista degli Stati che emettono più anidride carbonica (CO2). Secondo Our World in Data, nel 2019, la Cina ha emesso 10,2 miliardi di tonnellate di CO2, quasi il doppio degli Stati Uniti (5,3 miliardi di tonnellate). Un dato che rappresenta il 28% delle emissioni globali totali.
Le emissioni pro-capite
Se si vanno però a vedere i dati pro-capite, la Cina si posiziona per esempio dietro a molti Stati del Golfo persico. Il Paese emette circa 7,1 tonnellate di C02 pro capite, la metà di quanto emesso dagli Stati Uniti, posizionandosi quindi al 48esimo posto. C’è poi la questione dei prodotti “Made in China”. Chiaramente, la loro produzione richiede l’impiego di macchinari che emettono C02 nell’atmosfera. Che sia uno smartphone, o un computer, i gas serra emessi durante la fabbricazione di quell’oggetto sono conteggiati come emissioni cinesi e la “colpa” viene quindi data al produttore. Ribaltando però la situazione, e andando a vedere i dati dal punto di vista del consumatore, e di chi acquista questi prodotti, la situazione cambia.
La delocalizzazione dei Paesi del nord in Cina
Va considerato come, con la globalizzazione, i Paesi del nord del mondo abbiano decentrato molte produzioni, in particolare in Cina. Ad esempio, secondo il principio del consumatore, le emissioni di CO2 degli Stati Uniti nel 2018 sono state di circa il 6,3% in più rispetto a quelle date da un’analisi basata sul produttore. Secondo questa particolare classica, i Paesi più inquinanti sono stati Malta e la Svizzera, con un impatto del 248% e del 225% in più.
La leadership nelle energie rinnovabili
Sicuramente, la Cina è e rimane il Paese più inquinante al mondo. Ma in una prospettiva di medio e lungo termine, Pechino si trova al momento al primo posto nel mondo come produttore di energia eolica e solare. Negli ultimi anni, la Cina ha investito molto sullo sviluppo di energie rinnovabili, tanto che tra il 2016, quattro dei cinque maggiori accordi di energia rinnovabile del mondo sono stati stipulati da società cinesi. Pechino è anche il più grande produttore di pannelli solari e turbine eoliche al mondo. Il 70% di quelli prodotti nel mondo sono fabbricati in Cina. Così come le batterie a ioni di litio.
Il vantaggio economico e politico
Entro il 2030, un quinto del consumo di energia elettrica del Paese dovrebbe arrivare da da combustibili non fossili. Inoltre, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il 36 per cento e il 40 per cento della crescita mondiale dell’energia solare ed eolica nei prossimi cinque anni proverrà dalla Cina. come scrive il Center of International and Strategic Studies (CSIS), la Cina ha tutto l’interesse di ridurre il più possibile le sue emissioni di gas serra, per migliorare da una parte l’efficienza energetica, e dall’altra mitigare i rischi di instabilità socioeconomica, legati anche a un aumento dei problemi di salute. A livello politico, la Cina vuole dimostrare di essere una potenza di cui ci si può fidare. All’indomani della pubblicazione del report dell’Ipcc, Pechino ha chiesto al mondo di «avere fiducia» negli impegni del Paese nella lotta al cambiamento climatico, promettendo di «attuare fedelmente gli impegni internazionali» per il 2030.
Per questo, secondo un’analisi di Bloomberg dello scorso aprile, entro il 2060 la Cina mira a passare la sua dipendenza energetica dal 70% di carbon fossili attuali, al 90% di energia rinnovabile. Nonostante questi obiettivi, la questione cinese rimane complessa. Così come la risoluzione del grande problema dell’inquinamento. La Cina è sì uno dei Paesi più inquinanti al mondo, ma i passi che sta compiendo, e il suo piano di lungo termine per il futuro del Paese, la renderanno comunque nei prossimi anni leader nella lotta ai cambiamenti climatici e nella produzione di energie rinnovabili.