Laura Ziliani, l’ipotesi nelle indagini: «Non è stata uccisa in montagna»
L’ex vigilessa Laura Ziliani sarebbe stata uccisa in un altro luogo e poi il suo corpo sarebbe stato spostato e portato in montagna. È questa l’ipotesi su cui lavorano gli inquirenti per spiegare la morte della 55enne che aveva lasciato Temù, paesino della Val Camonica in provincia di Brescia, per andare a vivere in città. Intanto le due figlie della donna e il compagno della più grande sono indagati per concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere. E l’ipotesi degli investigatori è che dietro la morte ci sia un movente economico. Per questo sono partiti accertamenti sul patrimonio immobiliare di Ziliani, costituito da una decina di appartamenti e sul progetto di un bed & breakfast che le figlie volevano realizzare nella casa di famiglia e che era osteggiato da lei.
«È stata uccisa e sepolta», ripete il sindaco Giuseppe Pasina che fin dal primo giorno non ha mai creduto all’ipotesi dell’incidente in montagna. Da dopo il ritrovamento del cadavere in paese, che confina con Ponte di Legno e che ha poco meno di 1200 abitanti, si sono rincorse le voci più diverse. Alcune assurde come quella di un sacrificio a sfondo satanico visto che il cadavere è stato trovato senza capelli. L’autopsia ha però negato che alla donna siano stati rasati i capelli, ma che al contrario si sia trattato di una normale caduta post mortem. Scartata anche l’ipotesi violenza sessuale così come la caduta in un burrone visto che la tac effettuata in fase di autopsia non ha evidenziato fratture. Il corpo non aveva acqua nei polmoni e quindi anche l’ipotesi dell’annegamento non è percorribile.
Chi abita a Temù nutre forti perplessità che la mattina dell’8 maggio Laura Ziliani sia effettivamente uscita di casa per una passeggiata come raccontato dalla figlia maggiore nella denuncia di scomparsa. «Laura conosce bene queste montagne così come i pericoli. Non sarebbe mai andata via di casa senza telefono e senza accendere il gps», spiega all’agenzia di stampa Ansa un’amica che conosceva bene le abitudini della donna. «La sua grande preoccupazione – aggiunge – era la figlia mezzana che ha un po’ di problemi e che seguiva sempre», aggiunge. Madre e figlia si erano viste l’ultima volta venerdì 7 maggio, quando l’ex vigilessa che ora lavorava negli uffici comunali di Roncadelle era partita dalla sua abitazione nel quartiere Pendolina in città. La promessa era che si sarebbero riviste il giorno dopo o al massimo domenica in occasione della festa della mamma, visto che l’ex vigilessa aveva già organizzato una gita in montagna con le figlie. Che non è però mai avvenuta perché la donna è scomparsa il giorno prima.