Ponte Morandi, Cartabia rassicura i parenti delle vittime: «Non c’è mai stato il rischio di prescrizione» – I video
«Sono qui, da madre, per sentire anche io sulla mia pelle lo strazio di quelle madri per cui il tempo si è fermato tre anni fa per la perdita di un figlio». È con parole commosse e solidali, pronunciate davanti ai parenti delle vittime del Ponte Morandi, che la Guardasigilli Marta Cartabia è intervenuta durante la cerimonia in ricordo delle 43 vittime del crollo del viadotto sul Polcevera a Genova. La ministra della Giustizia ha voluto rassicurare i parenti delle vittime, anche alla luce della recente riforma della Giustizia: «Non c’è mai stato rischio di prescrizione per il processo sul Ponte Morandi, almeno per i reati più gravi». Insomma, la riforma Cartabia non andrà a inficiare durata ed esito del processo che vede indagate 59 persone. In un’intervista al Secolo XIX, la ministra della Giustizia, davanti alle «legittime preoccupazioni dei familiari delle vittime» ha ribadito che «il processo per il Ponte Morandi non corre alcun rischio: non c’è mai stato – ripeto, non c’è mai stato – alcun rischio per il processo sul crollo del Ponte. Non potrei essere qui, non potrei guardare negli occhi chi sta patendo un così profondo dolore se non potessi confutare con certezza le voci che sono state motivo di preoccupazione». E la Guardasigilli chiosa: «I familiari delle 43 vittime, Genova e tutta l’Italia hanno bisogno di una parola di giustizia sul crollo del ponte e noi abbiamo il dovere di garantirlo». Del resto, per Cartabia, «fare giustizia significa anche assicurare l’accertamento dei fatti e delle responsabilità in un tempo ragionevole: questo deve valere per ogni processo, a cominciare da quello per il crollo del Ponte».
Possetti: «Aspettiamo segnali tangibili di qualche cambiamento»
Ma le parole più dure arrivano da Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime di Ponte Morandi che nel crollo del ponte sul Polcevera ha perso la sorella, il cognato e due nipoti: «Le urla, la pioggia, le lacrime, la polvere, risuonano ancora nel nostro cuore. Questa vergogna resterà incisa indelebilmente nella nostra anima. Non è possibile che non ci sia un’altra soluzione: chi ha gestito incautamente queste infrastrutture, dovrebbe essere con le spalle al muro perché da quel giorno il vaso di Pandora si è aperto sulla miseria di un sistema senza dignità e senza umanità – ha proseguito -. La sensazione, purtroppo, è che il vaso pian piano cerchi di essere richiuso per dimenticare, per poter iniziare a riempire nuovi e numerosi altri vasi di Pandora».
Poi un monito commisto a speranza nell’operato delle istituzioni: «Dopo tre anni stiamo aspettando con dignità di aver segnali tangibili di qualche cambiamento, ma pochi segni sono all’orizzonte. Non vediamo adeguate penalizzazioni per chi gestiva l’infrastruttura al momento del crollo, il contratto di acquisizione in itinere ha via via previsto integrazioni economiche. Le loro richieste sono state sempre più avide, prepotenti e presuntuose. Questo contratto di concessione, dal nostro punto di vista, è da ritenersi nullo. È stato secretato e blindato per anni e questo non ha protetto gli interessi dei cittadini. La percezione è che quello che sta avvenendo da un punto di vista amministrativo strida pesantemente con la tragedia e le risultanze delle indagini. Ci sono molti elementi sul piatto di questa vicenda e vorremmo che tutto fosse vagliato con grande attenzione e apertura verso ipotesi diverse da quelle che si stanno portando avanti».
Foto in copertina: Ministero della Giustizia
Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
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