Variante Delta, record di bambini ricoverati per Covid-19 negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti sono stati ospedalizzati circa 1.900 bambini a causa del Coronavirus. Un record raggiunto sabato 14 agosto. La variante Delta prolifera tra i non vaccinati ed è associata a una maggiore pericolosità nei pazienti pediatrici. Sapevamo che avremmo potuto arrivare a questo punto. Se i contagi non frenano aumentano le probabilità dell’emergere di varianti Covid e uno spostamento dei casi nei più giovani, come previsto in precedenti proiezioni. Il maggiore rischio resta nella popolazione adulta. I bambini rappresentano il 2,4% dei ricoverati per Covid-19. Altri record si sono registrati nelle fasce di età sotto i 50 anni, secondo quanto riportano i CDC americani. Ma queste proporzioni potrebbero cambiare. Al momento gli under 12 non possono vaccinarsi. Contrariamente a chi continua a parlare di un virus indebolito, secondo la presidente dell’Accademia pediatrica americana Sally Goza, «questa non è la Covid dell’anno scorso. È peggiore. I nostri bambini sono quelli che ne saranno maggiormente colpiti».
Il difficile ruolo delle scuole
Dovrebbe essere prioritario a questo punto aumentare i controlli nelle scuole. Ma molti distretti scolastici controllati dai Repubblicani continuano a essere restii a imporre precauzioni basilari, come l’obbligo di indossare le mascherine. Parliamo di Stati come la Florida, dove il 90% delle terapie intensive è stato occupato da pazienti Covid (i ricoverati in questo Stato sono un quinto di tutto il Paese). Rispetto all’Europa, in diversi ambienti permane il credo nelle idee della Great Barrington Declaration, basate sulla convinzione – del tutto infondata – che basti lasciar circolare il virus tra i giovani per uscire dalla pandemia, senza tener conto dell’emergere di varianti.
Intanto la National Education Association – il principale sindacato degli insegnanti americani – si è espressa chiedendo a gran voce che vi sia l’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico. Sono gli insegnanti a dover proteggere i più giovani, specialmente gli under 12, al momento impossibilitati a vaccinarsi. Tra le prime case farmaceutiche a esprimere l’intenzione di sperimentare vaccini anche sugli under 12 troviamo Johnson & Johnson nel marzo scorso, quando sembrava “avveniristica” la vaccinazione tra 12 e 16 anni. Al momento in questo frangente non abbiamo novità, mentre le vaccinazioni tra 12 e 18 anni restano a livelli piuttosto bassi. Un’altra questione è quella dell’aggiornamento dei vaccini a mRNA contro le varianti di maggiore preoccupazione, nell’ottica di ridurre anche le probabilità di contagio.
Foto di copertina: klimkin | Bambine a scuola. Immagine di repertorio.