Chi è Baradar, il nuovo leader dei talebani (ex vice del Mullah Omar) scarcerato su richiesta degli americani
Se Abdul Ghani Baradar è a piede libero, ed è diventato uno degli artefici della vittoria militare dei talebani in Afghanistan, si deve (anche) agli americani che nel 2018 avanzarono la richiesta di scarcerazione – Baradar, era rinchiuso in una prigione pachistana – di quello che viene definito il leader politico dei talebani, l’uomo che ha firmato gli accordi di Doha con gli Stati uniti nel febbraio 2020: quelli che sancivano il ritiro delle truppe americane dal Paese in cambio di garanzie di sicurezza da parte dei militanti. Baradar è l’uomo incontrato dall’ex segretario di Stato Mike Pompeo e che adesso dovrebbe guidare la transizione mentre l’Afghanistan è nel caos: con civili in fuga e con l’aeroporto di Kabul preso letteralmente d’assalto (qualcuno, precipitando poi nel vuoto, ha provato nascondersi sull’ala di un aereo americano in partenza, pur di scappare dai talebani).
Il passato di Abdul Ghani Baradar
Abdul Ghani Baradar – scrive il Corriere della Sera – nasce nella provincia di Uruzgan nel 1968, combatte contro i sovietici negli anni ’90 e, con la cacciata dei russi nel 1992 e la successiva guerra civile, finisce per creare una madrasa (ovvero una scuola in cui si impartivano insegnamenti di religione e diritto islamici) con il suo ex comandante e presunto cognato Mohammad Omar fondando poi il movimento dei talebani che si poneva l’obiettivo di “purificare” il Paese e creare un Emirato. Con l’appoggio dei servizi segreti pachistani, Omar e Baradar nel 1996, spiazzando tutti, riescono a prendere il potere e collezionano una serie di vittorie militari del tutto inaspettate. Quella di Baradar, allora come oggi, è una figura chiave. Nei cinque anni di regime talebano, l’attuale capo politico dei talebani ha avuto ruoli militari e amministrativi mentre, quando l’Emirato è caduto, è diventato viceministro della Difesa.
Obama lo fa arrestare, l’inviato di Trump ne chiede la liberazione
Nei 20 anni di esilio Baradar mantiene la guida del movimento: nello specifico, in Pakistan diventa leader del governo in esilio dei talebani. A fermare la sua inarrestabile avanzata, però, ci pensa la presidenza americana di Barack Obama che, all’epoca dei fatti, spinse Islamabad ad arrestarlo (a trovare Baradar fu la Cia nel 2010, ndr). Con l’arrivo di Donald Trump tutto cambia: l’inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, chiede al Pakistan di liberarlo così da consentirgli di procedere coi negoziati in Qatar. E Baradar viene rilasciato. Nel febbraio 2020 gli accordi di Doha e poi l’incontro con Pompeo. Ma dagli accordi di pace si è passati, oggi, alla vittoria militare dei talebani.
Foto in copertina: TWITTER @donwinslow
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