Afghanistan, da Akhundzad al figlio del Mullah Omar: chi sono (e cosa chiedono) i nuovi leader dei talebani
Un volto moderato e diplomatico mostrato davanti i leader internazionali a Doha. Le rassicurazioni davanti alle telecamere sul perdono di chi ha collaborato con le forze occidentali e governative e sulla tutela dei diritti delle donne. E poi, parallelamente, le perquisizioni nelle case denunciate dagli afghani attraverso le organizzazioni umanitarie, e i video degli spari all’aeroporto contro i civili diffusi sui social network. A due giorni dalla presa di Kabul, la domanda resta una: chi sono davvero gli “studenti” di etnia pashtun vent’anni dopo il loro governo in Afghanistan durato dal 1996 al 2001? Nei servizi sul campo della Cnn e della Bbc, è apparso evidente come i talebani stiano mostrando in queste settimane volti differenti: uno locale, che agisce nelle varie città del Paese, e uno globale, che si occupa di tessere relazioni internazionali per formare alleanze e strategie – e per cercare di garantirsi nuovi aiuti economici.
Le testimonianze di questi giorni sono varie. Alcuni commercianti di Mazar-i-Sharif intervistati dalla Bbc hanno dichiarato di essere stati obbligati a trasmettere dalle loro radio solo musica islamica e pubblicità («mentre prima potevamo mandare anche musica pop»). A Kandahar, città di nascita dei talebani, le donne afghane hanno già testimoniato di aver dovuto lasciare il loro lavoro. In altre aree invece, come a Kabul, la situazione sembra ancora sospesa. Non che i talebani fossero spariti in questi anni di governo di Ashraf Ghani: rimanevano in piedi le tasse del 10% sulla produzione del papavero da oppio, e anche tasse-estorsioni sulla popolazione in generale (da quella sul raccolto a quella sul patrimonio) da 160 milioni di dollari l’anno. E per quanto le divisioni e le fratture interne siano da sempre una realtà, il loro obiettivo rimane comune e la loro capacità di operare insieme per raggiungerlo resta intatta. Ma se vent’anni fa era facile individuare almeno un nome che li rappresentasse nella loro unità, il Mullah Omar, al momento anche la leadership si presenta frammentata: sarebbero quattro i principali capi del gruppo.
Haibatullah Akhundzad, il leader
Haibatullah Akhundzad è il capo supremo dei talebani, nominato successore del Mullah Mansour Akhtar dopo la sua uccisione da parte degli americani nel 2016 in Pakistan. Con poca esperienza in campo militare, Mullah Hibatullah è attualmente a capo del nascente Emirato islamico proclamato dai talebani, ma la sua figura resta sotto molti aspetti un mistero: i suoi interventi pubblici in questi anni si sono limitati a qualche annuncio annuale in occasione delle feste islamiche. Secondo alcuni studiosi, non si può escludere che sia morto: l’ultima volta che è apparso in pubblico è stato anni fa.
Abdul Ghani Baradar, il fondatore
Principale leader politico dell’organizzazione e uno dei fondatori dei talebani, Abdul Ghani Baradar – cresciuto a Kandahar, luogo di nascita dei talebani – è stato l’uomo che a Doha ha portato avanti prima i colloqui di pace con il governo afghano nel 2020 e poi i negoziati di questi giorni con gli Stati Uniti. Nel 2018 è stato liberato da una prigione in Pakistan dagli statunitensi e, nel 2020, dopo la firma degli accordi per il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, Baradar ha parlato direttamente con l’allora presidente Donald Trump, diventando il primo leader talebano a comunicare di persona con un presidente degli Stati Uniti. Il volto mostrato dopo la fuga del presidente afghano Ghani è stato il suo.
Sirajuddin Haqqani, a capo della rete Haqqani
Si tratta del leader meno moderato. Sirajuddin Haqqani è figlio di Jalaluddin Haqqani, il fondatore della rete Haqqani, il gruppo designato come terroristico dagli Stati Uniti e che ha organizzato alcuni tra gli attacchi suicidi più violenti nel Paese. La rete è tra le fazioni più temute in Afghanistan dai soldati governativi afghani, e al momento fa capo a Sirajuddin, che è anche vice leader dei talebani. Un suo articolo, dal titolo What We, the Taleban, Want, è stato pubblicato dal New York Times nel 2020.
Mohammad Yaqoob, capo militare e figlio di Mullah Omar
Mohammad Yaqoob è il figlio maggiore del fondatore dei talebani Mohammad Omar e risulta essere a capo dell’esercito dell’organizzazione. Salito alla ribalta nel 2013 dopo la morte del padre, sembra essere al momento uno dei più moderati. Secondo quanto riportato dall’Associated Press in questi giorni di avanzata, Yaqoob avrebbe esortato i combattenti talebani a non colpire né i membri dell’esercito afghano né quelli del governo, chiedendo anche di non saccheggiare le case vuote e di mantenere una continuità di attività ai mercati e ai negozi.
Foto di copertina: EPA/STRINGER