Le vittime della mappa dei No Green Pass: «Siamo sempre stati attenti alle regole. Perché ci hanno messo dentro?»
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Una dose di vaccino. Un tampone negativo fatto non più di 48 ore prima. Il certificato di guarigione al Coronavirus. Il 6 agosto è iniziata l’era del Green pass. Da questo giorno il certificato che attesta di essere parzialmente protetti dal Covid 19 è diventato obbligatorio per entrare nei bar e nei ristoranti. I primi giorni dall’introduzione del Green pass sono stati confusi. Non era chiaro chi dovesse controllare i documenti dei clienti e per i clienti stessi non era chiaro come e dove esibirlo. Contemporaneamente hanno iniziato a circolare negli angoli più nascosti della rete modi e sistemi per poter ancora sedersi a un bar senza vaccino. Su Open abbiamo documentato alcuni tentativi di aggirare le nuove norme. Da chi si vendeva Green pass falsi su Telegram, a chi si inventava malattie croniche per giustificare la mancata vaccinazione. Abbiamo raccontato anche del tentativo di creare una mappa con l’elenco di tutti i locali che non chiedevano il Green pass. La mappa è stata creata da alcuni utenti del gruppo Telegram Aperti e Liberi – Milano, un gruppo che prima si chiamava IoApro Milano. Questa comunità è composta da 5.173 persone, molto attive nel segnalare locali che non chiedono il Green pass.
Nel nostro articolo Ristoranti, palestre e bar. Nei gruppi Telegram vicini a Io Apro la mappa dei locali che non chiedono il Green pass avevamo già specificato che la mappa era stata realizzata senza contattare prima i titolari affidandosi spesso a post sui social o semplicemente indicazioni diffuse dai membri di Aperti e Liberi – Milano. Tuttavia, dopo la pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto diverse richieste di rettifica da parte di locali che non erano a conoscenza della mappa e richiedevano – come previsto – il Green pass ai loro clienti. Le abbiamo inserito nell’articolo e abbiamo scelto di togliere la mappa e raccogliere le loro voci. Ricordiamo però che non siamo noi gli autori e che la mappa continua a girare sui gruppi Telegram degli attivisti contrari al Green pass.
Medici e ristoratori: «Noi abbiamo sempre chiesto il Green pass»
Tra chi si è ritrovato sulla mappa senza aver dato nessun consenso c’è Ilaria Buccioni, della Trattoria Sabatino di Firenze. Il locale è anche nella lista delle Eccellenze Storiche Fiorentine: «Noi non abbiamo mai pubblicato nulla sui social che potesse far pensare a un nostro coinvolgimento in iniziative contro il Green pass. Non so perché siamo finiti dentro quella lista. Certo dopo che la mappa ha cominciato a girare qualche cliente ci ha chiamato stupito ma la maggior parte non ha dato nessun credito a questa lista». Oltre ai ristorantori sulla mappa c’erano anche diversi professionisti come Carmine Di Carlo, medico della Provincia di Pescara: «Da quella mappa sembra che io sia contro il Green pass. Non è assolutamente così. Ora non è richiesto per i centri medici privati che ricevono pazienti che ricevono pazienti singoli. Se però le norme dovessero cambiare ci adatteremo subito. Sconfiggere questa pandemia è la cosa più importante adesso».
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