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Josep Borrell: «L’Unione Europea è obbligata a dialogare con i talebani»

20 Agosto 2021 - 05:32 Redazione
josep borrell afghanistan unione europea talebani
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L'Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri: «Dobbiamo stabilire un contatto con chi detiene il potere a Kabul adesso»

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza alla Commissione Affari Esteri e Sviluppo del Parlamento europeo, scrive oggi in una lettera a La Stampa che l’Ue è obbligata a dialogare con i talebani in Afghanistan. «Davanti alle disturbanti immagini della conquista taleban, noi europei e la comunità internazionale dobbiamo chiederci cosa non abbia funzionato. All’inizio di questa settimana si sono riuniti i ministri degli Esteri europei per capire insieme la situazione, scambiarci opinioni e definire una posizione comune. Ciò che non possiamo fare è concedere a russi e cinesi di prendere il controllo della situazione e diventare i sostenitori di Kabul, perché diventeremmo irrilevanti», scrive Borrell. Che poi va dritto al punto: «Dobbiamo stabilire un contatto con chi detiene il potere a Kabul adesso. Dobbiamo parlare con loro. Ma dobbiamo essere chiari sul fatto che un canale di comunicazione non comporta il riconoscimento politico e internazionale dei taleban. Dobbiamo poi aumentare lo sforzo umanitario in Afghanistan e nei Paesi vicini per evitare gli effetti peggiori della migrazione, il terrorismo e il traffico di droga. E dobbiamo impegnarci con i partner della regione che hanno un ruolo sul futuro dell’Afghanistan». Secondo Borrell «sappiamo che Turchia, Cina e Russia avranno una nuova opportunità per aumentare la loro influenza. Anche Pakistan, Iran, India andranno tenuti in alta considerazione. Sono Paesi dell’Asia centrale che avranno una parte importante nel futuro. Ci saranno conseguenze. Quello che è successo è l’evento geopolitico più importante dalla annessione della Crimea da parte della Russia. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con gli Usa. Serve un approccio comune con tutti gli alleati».

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