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Tutto quello che non torna sulla Sicilia in zona bianca

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Alla fine l'isola si salva dal ritorno delle mascherine e delle limitazioni a tavola grazie al differenziale tra Agenas e Cabina di Regia sull'occupazione dei posti in terapia intensiva. Ma tutti i problemi rimangono sul tavolo. In primo luogo quello della campagna vaccinale

Alla fine è stata una questione di decimali. La Sicilia si è salvata dalla zona gialla perché secondo i dati della Cabina di Regia sull’emergenza Coronavirusle manca uno 0,8% per superare la soglia di occupazione delle terapie intensive. La stessa percentuale della Sardegna che però ha un’incidenza di casi per centomila abitanti più alta (156,4 contro 155,8). È vero che i numeri di Agenas la davano al di sopra della soglia, ma a quanto pare tra questi e quelli dell’Istituto Superiore di Sanità c’è un differenziale dovuto proprio all’incremento della disponibilità di posti letto messo in campo dalla Regione in extremis. Secondo i dati comunicati ad inizio agosto – l’aggiornamento dei posti in rianimazione si effettua su base mensile e contando soltanto quelli immediatamente attivabili -, la Sicilia ne ha tra gli 830 e gli 840. E non i 762 registrati da Agenas. Da qui il “miracolo” della zona bianca per un’altra settimana nonostante il record di contagi (ieri 1377 nuovi positivi) e i 16 morti nell’isola sui 55 totali in Italia. Il resto, per ora, passa in cavalleria.

Il milione di siciliani senza vaccino, la diminuzione del 43% nelle somministrazioni a Ferragosto, la delibera per mandare a casa i malati Covid che occupavano i reparti ordinari che l’assessorato ha difeso a spada tratta respingendo le insinuazioni di chi faceva notare la curiosa tempestività nel varare un provvedimento del genere proprio mentre si avvicinava il superamento della soglia. Tutto dimenticato, per un’altra settimana. Ma nel frattempo proprio la campagna vaccinale rischia di diventare a breve un caso nazionale. Da oggi, racconta la Repubblica Palermo, entra in vigore la circolare dell’assessorato che dà mandato ai dipartimenti di prevenzione di classificare i territori su quattro livelli di rischio in base al rapporto tra contagi e vaccinati. E una trentina di comuni rischia di finire in rosso, mentre sono 190 su un totale di 390 quelli con copertura inferiore al 70%. Nel Catanese rischiano otto comuni mentre nel Messinese c’è il caso di Castell’Umberto, che ha il 54% di immunizzati e addirittura mille positivi su centomila abitanti. Anche in provincia di Palermo cinque municipi rischiano la “zona rossa” mentre ieri 49 medici dell’Asp di Siracusa sono stati sospesi fino al 31 dicembre per aver violato l’obbligo vaccinale.

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