La follia No Vax di Rimini: «Non date sangue di vaccinati a nostro padre»
«Non date il sangue di vaccinati a nostro padre»: così si sono opposte alla trasfusione di cui aveva bisogno il loro genitore due donne all’ospedale “Infermi” di Rimini. Le figlie del paziente, ultranovantenne e ricoverato in corsia, si sono opposte perché temevano che con il plasma sarebbe stato iniettato al paziente anche l’Rna, la molecola alla base dei vaccini. Alla fine le due donne non hanno acconsentito alla trasfusione. «Un caso abbastanza estremo», spiega all’edizione bolognese di Repubblica Rino Biguzzi, medico e coordinatore del comitato Programma ‘sangue plasma’ della Ausl Romagna. «Il percorso della donazione di sangue è sorvegliato a livello locale e nazionale. Ed è sicuro», dice. «La donazione di sangue è anonima, gratuita, volontaria, sicura – aggiunge Biguzzi – Questi sono i presupposti. E c’è la massima tutela della riservatezza». Tra l’altro, spiega il dottore, «quella richiesta di informazioni non era supportata da evidenze scientifiche in quanto non c’è alcuna evidenza che con la trasfusione ci possa essere la diffusione del SarsCov-2. Non si trasmette il virus attraverso una trasfusione». E non si trasmette nemmeno l’Rna: «Il sangue subisce una lavorazione, una minima quantità di plasma è presente, ma questo aspetto riguarda decine di vaccinazioni. Non fa la differenza». Insomma con il sangue di un vaccinato, non si è vaccinati. In ogni caso la trasfusione di sangue non rappresentava una teoria salva vita per il 90enne. Ma serviva «ad accelerare il processo di guarigione, a metterlo in piedi prima. Altrimenti viene fatta una terapia sostitutiva. «A volte è difficile parlare anche con persone che ritieni abbiano le competenze – conclude Biguzzi. Spesso avanzano risposte preconfezionate, tipo “non sappiamo cosa c’è dentro”, o parlano di “materiale gene#tico”, temono che “si modifichi il genoma”».