Green pass a scuola, i presidi: «Siamo in alto mare». Il Garante della privacy: «No alle liste dei docenti No vax»
I presidi non potranno stilare liste di dipendenti scolastici No vax. È quanto annunciato dal presidente dell’Autorità per la privacy Pasquale Stanzione, a pochi giorni dalla ripresa della scuola. Stazione su questo tema si è espresso in maniera molto netta: «Non è consentita la verifica diretta delle scelte vaccinali anti Covid e della condizione sanitaria da parte dei dirigenti scolastici: devono limitarsi a verificare il possesso di una certificazione valida», ha detto in un’intervista a la Repubblica. Una questione che, a detta di Stanzione, si differenzia dal caso degli elenchi dei bambini vaccinati prodotti nel 2017, «perché in quel caso la vaccinazione era prevista come obbligatoria» ed «era già normativamente previsto che, a regime, le scuole trasmettessero alle Asl gli elenchi degli iscritti».
Controllare i Green pass a scuola con un’autocertificazione pone dei limiti. «Questa forma di attestazione – spiega Stanzione – non è attualmente prevista dalla normativa vigente. Se venisse introdotta per legge, ci si dovrebbe comunque limitare alla sola certificazione dell’assenza di condizioni che impediscono l’ingresso a scuola, senza riferimento a dati ulteriori». Si parla di estendere il Greenpass su tutti i luoghi di lavoro. «Ciò che va comunque evitato – sottolinea il giurista – sono le discriminazioni in base alle scelte vaccinali e l’indebita conoscenza, da parte di soggetti non legittimati, dei dati sanitari degli interessati».
L’appello dei presidi
Il percorso legislativo per arrivare all’obbligatorietà vaccinale è «in alto mare», come sottolineato dal presidente dell’Associazione nazionale presidi Mario Rusconi. «Stiamo aspettando indicazioni per capire come bisognerà procedere, ma se le scuole devono controllare tutti i giorni i certificati di docenti e personale rischiamo che si inizi a mezzogiorno», afferma Rusconi tracciando lo scenario dei problemi concreti riscontrabili con l’inizio dell’anno scolastico. Quindi l’auspicio per una soluzione: «Sembra ci sia un braccio di ferro tra Garante per la privacy e ministero», conclude, «speriamo si trovi presto una soluzione perché mancano pochi giorni e non possiamo rimanere in questa impasse».
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