Afghanistan, il campione di MMA Nazhand: «I talebani mi hanno minacciato. Ora mi alleno in segreto» – L’intervista
Nella sola Kabul ci sono 120 palestre di arti marziali miste (MMA). A gestire una di queste è Wahid Nazhand, 27 anni, pluri campione afgano di MMA originario del Panjshir, e attualmente numero tre dei pesi welter in Asia meridionale. Tra i fan è soprannominato «Sang Khor», ovvero «il mangiatore di pietra». «Pratico sport da 14 anni. Faccio anche parte della nazionale afgana di kickboxing, con cui ho gareggiato in più di 30 gare», racconta Nazhand a Open. «A un certo punto ho deciso di dedicarmi alle arti marziali miste e in breve tempo sono riuscito a raggiungere dei risultati molto importanti a livello internazionale». Nazhand è campione nazionale della categoria 74 kg, oltre a essere terzo nel ranking della regione dell’Asia meridionale nella categoria welter. E oggi, con la salita al potere dei talebani, al pari di altri atleti è in pericolo.
Lo sport nel regime talebano
Durante i cinque anni del regime talebano – dal 1996 al 2001 – solo alcuni sport erano consentiti, ed erano state imposte regole molto ferree sull’abbigliamento con pause obbligatorie per la preghiera. I pantaloncini corte, le canottiere, e gli allenamenti a petto nudo erano proibiti, così come i tatuaggi. «Avevo trovato il mio posto in Afghanistan, ma adesso non so cosa aspettarmi dal futuro. È quasi certo che i talebani chiuderanno tutte le palestre di MMA». In queste ultime settimane, Nazhand ha ricevuto diverse minacce dai militanti estremisti: «Hanno continuano a ripetermi che è meglio che non gareggi».
Le minacce a Nazhand e alla sua famiglia
Nazhand è stato costretto ad allontanarsi dalla palestra. Un’attività che, oltre a permettergli di vivere, offriva un rifugio ai tanti ragazzi che vogliono avvicinarsi allo sport e alle arti marziali. «A chi non poteva permettersi di pagare offrivo corsi gratis», racconta Nazhand che rivela come ora abbia smesso di andare in palestra. «È una situazione molto rischiosa per me. Mi sto allenando in segreto a casa». Per Nazhand la vita da atleta è finita quando i talebani hanno ripreso Kabul. «Non ho alcuna speranza di tornare a fare quello che facevo prima. Se non ci uccideranno, mi alzerò di nuovo e proverò a tornare a fare quello che facevo prima. Ora sto solo cercando di sopravvivere». Ma la delusione più grande Nazhand riguarda la passività della comunità internazionale: «Nessuno ha fatto niente, nessuno ha mai prestato attenzione alla nostra condizione. Io e la mia famiglia siamo continuamente minacciati. Spero che prima o poi qualcuno ci aiuti ad uscire da questo Paese per poter costruire una vita nuova altrove».
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