Quanto è efficace il vaccino nel prevenire morti e forme gravi? Molto. Ecco i numeri di terapie intensive e ricoveri tra vaccinati
Qual è la reale efficacia dei vaccini contro Covid-19 nel prevenire il contagio, l’ospedalizzazione e la morte nella popolazione? I dati dei bollettini e le notizie di cronaca riportano spesso casi di positivi, ricoverati in terapia intensiva e deceduti che avevano ricevuto l’immunizzazione. E questo, unito alla disinformazione No Vax, tende a creare un’illusione ottica: ovvero che il vaccino sia inutile e che la campagna vaccinale non stia portando ai risultati sperati. Il bollettino di sorveglianza integrata sull’epidemia del Coronavirus dell’Istituto Superiore di Sanità invece ci fornisce un paio di tabelle molto interessanti per avere le giuste dimensioni del fenomeno dal punto di vista quantitativo. I dati elaborati dall’Iss si riferiscono alla copertura vaccinale al 24 luglio 2021 e mettono a confronto le diagnosi di Sars-CoV-2, le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi. I numeri sono molto chiari: i ricoverati in terapia intensiva (ovvero, i pazienti contagiati e in pericolo di vita) tra i vaccinati con due dosi sono lo 0% nella fascia d’età 12-39, il 5,1% nella fascia 40-59, il 19,3% nella fascia 60-79 e il 41,9% tra chi ha più di 80 anni. Tra i non vaccinati i ricoveri in terapia intensiva sono il 96,1% della fascia tra 12 e 39 anni, l’89% nella fascia tra i 40 e i 59 anni, il 74,9% nella fascia tra i 60 e i 79 anni e il 55,8% tra gli over 80.
E i morti? Tra i vaccinati con ciclo completo la percentuale è dello 0% nella fascia d’età tra i 12 e i 39 anni, del 5,7% nella fascia dai 40 ai 59 anni, del 6,3% nella fascia tra i 60 e i 79 anni e del 36,4% tra gli over ottanta. Tra i non vaccinati la percentuale è del 100% nella fascia d’età tra i 12 e i 39 anni, dell’80% tra i 40 e i 59, dell’84,2% tra i 60 e i 79 e del 59,1% tra gli over 80. Nel bollettino l’Iss spiega anche che nel momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica «il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi».
L’effetto paradosso dei numeri assoluti tra vaccinati e non vaccinati
Per esempio, nella fascia di età degli over 80, dove la copertura vaccinale è intorno al 90%, si osserva che il numero di ospedalizzazioni fra vaccinati con ciclo completo è pari a 456 e mentre nei non vaccinati è più basso, pari a 331. Ma calcolando a partire da questi dati il tasso di ospedalizzazione negli ultimi 30 giorni, «si riscontra come questo per i non vaccinati sia oltre nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo (103,3 vs 11,1 ricoveri per 100.000 abitanti)». Non solo. L’Iss ha calcolato anche l’efficacia vaccinale nella riduzione proporzionale del rischio di osservare un certo evento tra le persone vaccinate rispetto alle persone non vaccinate. E ha concluso che l’efficacia complessiva della vaccinazione incompleta nel prevenire l’infezione «è pari al 65,1% (95%IC: 64,8%-65,5%), mentre quella della vaccinazione completa è pari all’82,5% (95%IC: 82,4%-82,7%)».
Questo risultato indica che nel gruppo dei vaccinati con ciclo completo il rischio di contrarre l’infezione si riduce dell’83% rispetto a quello tra i non vaccinati. L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione sale invece all’84,2% per la vaccinazione con ciclo incompleto e al 94,9% per quella con ciclo completo. Quella nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva è pari all’90,8% per la vaccinazione incompleta e pari al 97,0% per quella con ciclo completo. Infine, la capacità di prevenire la morte è pari all’84% per la vaccinazione con ciclo incompleto e al 97,2% per la vaccinazione con ciclo completo. Questi sono i numeri. Al di là di tutte le illusioni ottiche.
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