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Abrignani (Cts): «La terza dose del vaccino tra fine anno e il 2022»

27 Agosto 2021 - 07:52 Redazione
sergio abrignani vaccin terza dose 2022
sergio abrignani vaccin terza dose 2022
L'immunologo e componente del Cts: «La protezione diminuisce ma si mantiene comunque alta»

Sergio Abrignani, immunologo e componente del Comitato Tecnico Scientifico, annuncia in un’intervista al Corriere della Sera che la terza dose del vaccino contro il Coronavirusarriverà tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Mentre riguardo il Green Pass si schiera per la proroga a dodici mesi della validità della Certificazione Verde Covid-19. «Le persone vaccinate per prime a gennaio, i medici, a settembre ottobre saranno a 9 mesi dalla doppia dose e tecnicamente il loro green pass non sarebbe più valido. È ragionevole prevedere una proroga a 12 mesi. La protezione del vaccino diminuisce ma si mantiene comunque alta», dice Abrignani.

Abrignani e l’immunità nei vaccinati

Secondo il professore «in Israele si comincia a osservare che i vaccinati dopo 6-10 mesi si infettano più che dopo tre mesi, quando l’efficacia dei composti anti Covid è al 95%. Successivamente si abbassa all’80-85% nella capacità di evitare forme gravi di malattia e infezione». Ma non è una contraddizione prorogare il Green Pass anche se l’efficacia si abbassa «perché dopo due dosi la maggioranza è ancora protetta. Intanto però finiamo di immunizzare entro ottobre l’80% dei vaccinabili poi si penserà alla terza a fine anno o all’inizio del prossimo». Anche perché non ci sono alternative: «Cosa possiamo fare altrimenti? Abolire il green pass, quindi tornare alle chiusure? Oppure, altra pazzia, abolire il passaporto verde e proclamare il liberi tutti? Ambedue soluzioni di fatto impraticabili. Quindi è molto ragionevole continuare a garantire ai vaccinati il pass sapendo che comunque la maggioranza è protetta».

Infine Abrignani indica chi avrà priorità nella somministrazione: «Secondo me, si seguirà più o meno la stessa tempistica: i sanitari dovrebbero essere i primi e uso il condizionale. Assieme ai fragili, ai pazienti con deficit del sistema immunitario o in chemioterapia. Poi si passerà agli over 60 che in Italia sono 18 milioni». Mentre il professore è pessimista sui 4-5 milioni di sessantenni che non si sono ancora immunizzati: «Bisogna distinguere gli esitanti, spero almeno la metà, che hanno dubbi e cercare di convincerli mostrando loro i dati di efficacia consultabili sul sito dell’Istituto superiore di sanità. Poi ci sono i no vax che, secondo me, non convinceremo mai perché si basano su certezze paranoidi di cui è difficile discutere. L’unico modo sarebbe l’obbligo, ma lo dico da ricercatore».

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