Coronavirus: la vaccinazione con AstraZeneca e Pfizer riduce il rischio di coaguli – Lo studio di Oxford
Uno studio coordinato dall’Università di Oxford mostra come il rischio di incorrere in trombosi sia decisamente più alto nei pazienti colpiti dal nuovo Coronavirus, rispetto ai vaccinati. Questi risultati confermano quanto già era emerso in precedenti studi, e può essere visto come una rivincita da parte dello stesso Istituto che ha realizzato il vaccino più sfortunato di tutta la corsa ai vaccini, quello di AstraZeneca, associato a rare trombosi, la cui esatta causa è ancora oggetto di studio. Lo studio non riguarda solo AstraZeneca, ma anche il vaccinio a mRNA di Pfizer. Parliamo di un lavoro di ricerca che ha coperto 29 milioni di persone vaccinate, dove emerge un rischio molto piccolo di coagulazione a seguito di una sola dose.
Come è stato svolto lo studio
Le associazioni a rari eventi trombotici di entrambi i farmaci sono state confrontate con quelle riguardanti i pazienti Covid. I ricercatori hanno considerato i casi registrati tra il primo dicembre 2020 e il 24 aprile 2021. Per altro questi casi venivano originariamente raccolti nel registro del National Immunisation Management System, per verificare eventi avversi in generale, cosa che dovrebbe ridurre eventuali bias.
Per avere un contesto corretto è stato introdotto un controllo negativo (le associazioni con la celiachia, una patologia che non risulta correlata né ai vaccini né alla Covid); mentre per il controllo positivo sono stati considerati i casi di anafilassi (un evento avverso che sappiamo possa verificarsi in entrambe le condizioni di interesse).
Cosa è emerso
I ricercatori riscontrano che in generale i rischi di eventi avversi, quali trombocitopenia, tromboembolia venosa e altri rari eventi trombotici, risultano di gran lunga inferiori rispetto ai pazienti Covid.
Per chi aveva assunto una prima dose di uno dei due vaccini è stato riscontrato un aumento del rischio, ma i ricercatori parlano di «numeri piccoli» e per tanto auspicano futuri studi più ampi per avere conferme.
«Sebbene grave, il rischio di questi stessi risultati è molto più alto a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2 – continua il comunicato dell’Università – “A conti fatti, questa analisi sottolinea quindi chiaramente l’importanza di vaccinarsi per ridurre il rischio di questi esiti di coagulazione e sanguinamento negli individui e per i sostanziali benefici per la salute pubblica offerti dalle vaccinazioni contro il Covid-19”».
Foto di copertina: EPA/LUKAS COCH AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT | A nurse prepares to administer a shot of AstraZeneca Covid-19 vaccine at Kenolta Medical Centre in Canberra, Australia, 27 August 2021. The Australian Capital Territory was placed under lockdown until at least 02 September 2021 following an outbreak of COVID-19.
Leggi anche:
- AstraZeneca, lo studio che rassicura sul richiamo: il rischio di trombosi crolla dopo la seconda dose di vaccino
- AstraZeneca, la statistica dietro le scelte del Cts. Abrignani: «Avevamo solo 3 opzioni. Abbiamo deciso di evitare altre trombosi» – L’intervista
- «Con due vaccini diversi eviteremo 15 possibili trombosi». Per Sergio Abrignani del Cts il mix di dosi è sicuro
- Un 54enne è morto a Bari per trombosi cerebrale dopo il vaccino Johnson&Johnson
- Bimbo di 5 mesi muore di trombosi due giorni dopo la vaccinazione Covid della madre? Non ci sono prove
- Rapporto rischi-benefici e trombosi, ecco cosa dobbiamo sapere sul vaccino AstraZeneca e perché non andava dato agli under 30
- AstraZeneca, in Italia un caso di trombosi ogni 100 mila dosi di vaccino. Nessuno con il richiamo – I dati di Aifa