Afghanistan, quanto è costata agli Stati Uniti la guerra più lunga di sempre
L’ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan ha annunciato oggi, 31 agosto, la fine della sua operatività. Nel messaggio la delegazione dice che continuerà ad assistere i cittadini americani da Doha, in Qatar. Ma quanto è costata agli Usa la guerra più lunga? Nell’ultimo report del Dipartimento della Difesa, quello che risale al 2020, la calcolatrice si ferma a 815,7 miliardi di dollari. Ovvero al conteggio che riguarda le spese per le operazioni: il mantenimento dei soldati e dei mezzi, le armi, i carri armati e gli aerei. Ma, spiega oggi il Corriere della Sera, non conta gli interessi già pagati sugli ingenti prestiti che Washington ha contratto per finanziare le operazioni, l’assistenza ai reduci — costi che continueranno a crescere negli anni a venire — i miliardi in aiuti umanitari e soprattutto la spesa per il «nation building».
Lo Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction dice che l’addestramento delle truppe, la costruzione delle scuole e la spesa per le infrastrutture ha raggiunto la cifra di 143 miliardi di dollari. Anche perché nel conto vanno anche messi i tanti progetti andati in fumo negli anni per l’incapacità del governo afgano di affrontare la piaga della corruzione. E non si tratta degli unici costi sostenuti dagli Stati Uniti in questi anni. Il quotidiano individua cinque voci di spesa: il budget afgano del Dipartimento della Difesa, l’assistenza sanitaria per i reduci di guerra, l’aumento del budget per il dipartimento, gli interessi stimati sui prestiti di guerra, il budget del Dipartimento di Stato.
August 30, 2021
La spesa totale ammonta a 2.313 miliardi di dollari. E non è l’unico conto da fronteggiare. Dal 2001 a oggi sono morti oltre 47 mila civili afghani. Tra i 66 e i 69 mila invece i poliziotti o militari afghani e oltre 51 mila talebani e terroristi di varie sigle. Poi ci sono i profughi. Secondo i dati delle Nazioni Unite 2,7 milioni di afghani sono scappati tra Iran (780 mila), Pakistan (1,4 milioni) ed Europa. La cifra però non comprende i migranti irregolari. Né i centomila evacuati in questi giorni e i tanti che stanno provando a uscire dal Paese e continueranno a farlo nei mesi a venire. E poi ci sono i profughi interni: qui si parla di tre-quattro milioni di persone per un paese che ne conta circa 38.
La foto dell’ultimo soldato
Intanto il Pentagono ha pubblicato la foto di un militare che si avvia a piedi, con il fucile stretto nella mano destra: è l’ultimo soldato americano a lasciare l’Afghanistan, prima di salire sul C-17 decollato poco prima della mezzanotte di ieri, ora di Kabul. La foto, destinata a diventare l’immagine iconica di una guerra durata vent’anni, è stata diffusa dal dipartimento della Difesa e mostra il generale maggiore Chris Donahue, comandante dell’82^ divisione aviotrasportata. L’alto ufficiale, assieme all’ambasciatore Ross Wilson, ha chiuso simbolicamente la missione. I soldati americani hanno anche distrutto blindati e reso inutilizzabili velivoli militari prima di ritirarsi completamente dall’Afghanistan, demilitarizzando l’area dell’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul. Lo ha spiegato il generale Kenneth McKenzie, aggiungendo che le truppe hanno demilitarizzato 73 aerei, 70 veicoli tattici corazzati e 27 Humvee in modo che non venissero utilizzati dai Talebani. «Quei velivoli non voleranno mai più. Non potranno mai essere gestiti da nessuno», ha detto McKenzie.
E i talebani hanno cominciato i festeggiamenti. Il portavoce Zabihullah Mujahid all’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul si è rivolto a un gruppo di uomini in tenuta da combattimento, che ha ringraziato per gli sforzi compiuti per ottenere l’indipendenza: «Il nostro desiderio è che il nostro Paese non venga mai più invaso. Vogliamo pace, prosperità e un vero sistema islamico». «Siamo orgogliosi dei vostri sacrifici. È grazie all’onestà e alla pazienza che oggi siamo indipendenti», ha affermato Mujahid, chiedendo ai combattenti talebani di «essere gentili» con il popolo afghano. «Vorrei anche chiedervi di stare attenti a come trattate il vostro popolo. Questa nazione ha sofferto molto. Il popolo afghano merita di essere trattato con amore. Quindi, siate gentili con loro. Noi siamo i loro servitori. Non ci siamo imposti».
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