Diceva: «Sono più forte del virus». Il caso del poliziotto non vaccinato morto di Covid: «Non era No vax»
Candido Avezzù, agente di polizia veneziano, è morto il 29 agosto scorso a causa delle complicazioni derivate da Covid-19. L’uomo, 59 anni, ha passato due settimane in terapia intensiva e ha scoperto di essere positivo al virus il 28 luglio, dopo essere stato inviato a Taranto nella struttura di accoglienza temporanea dei migranti. Avezzù ha prestato servizio in Puglia dal 13 al 23 luglio. Il 10 agosto scorso aveva scritto su Facebook che era pronto a entrare in terapia intensiva e dopo la sua morte era diventato un simbolo della propaganda politica: Giorgia Meloni lo aveva indicato come simbolo dell’«indisciplinata gestione dell’accoglienza dei profughi». Successivamente è emerso che Avezzù non aveva ricevuto il vaccino contro il Coronavirus. «Diceva ai suoi colleghi di essere più forte del Coronavirus perché era in salute e non aveva alcuna malattia pregressa», ha raccontato al Corriere della Sera la sua ex compagna, Monica Valotto. «Non ha ritenuto che fosse il caso di vaccinarsi e non si fidava del vaccino in quel momento, voleva aspettare per capire meglio».
Il fratello del poliziotto Candido Avezzù: «Non era vaccinato su consiglio dei medici»
Oggi però il fratello Gastone Avezzù ridimensiona parzialmente le affermazioni della moglie. L’ex compagna riferisce che Candido «si è presentato all’ospedale di Jesolo ma gli hanno prescritto una cura antibiotica da fare in casa, le sue condizioni sono peggiorate e tre giorni dopo è stato trasferito all’ospedale di Dolo». Ma Avezzù non era ostile all’immunizzazione: «Candido non era un No vax – ha detto il fratello Gastone Il Messaggero – Non era contrario ai vaccini, se li era sempre fatti e si era anche offerto volontario per un laboratorio di Padova per la sperimentazione iniziale della cura Covid. Ma quando lo hanno visitato gli hanno detto che aveva dei problemi di salute che ne sconsigliavano la somministrazione, per questo che non ha voluto farsi vaccinare. Poi lui si sentiva forte. Mi diceva sempre: Sono stato in posti in cui la pulizia e l’igiene lasciavano a dir poco a desiderare, figurati se mi prendo il Covid».
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