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Il prof che non vuole il vaccino: «Ho tre lauree, non faccio la cavia e non voglio pagare i tamponi»

02 Settembre 2021 - 05:32 Redazione
VALENTINO DI CARLO LECCO
VALENTINO DI CARLO LECCO
Valentino Di Carlo è precario e insegna a Lecco: «Io sono a favore dei vaccini ma non è giusto obbligare il lavoratore al Green Pass»

Si chiama Valentino Di Carlo, ha 41 anni, insegna a Lecco in scuole e istituti superiori da precario e oggi, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, spiega che non vuole vaccinarsi contro il Coronavirus e non ha il Green Pass. I suoi titoli di studio sono in Scienze Politiche, Scienze Filosofiche e Lettere Moderne ma le sue argomentazioni sono identiche a quelle che leggiamo sui social network. Con la solita premessa: «Vorrei intanto che fosse chiaro: io non sono contro i vaccini. Il punto non è vaccino no o vaccino sì, io sono a favore dei vaccini: quello che rasenta l’incostituzionalità è il fatto che si obblighi il lavoratore ad accedere al luogo di lavoro soltanto con il Green Pass». Anche sul motivo che lo spinge a non vaccinarsi c’è scarsa chiarezza: «Vorrei vederci più chiaro e non fare la cavia: che poi sia utile vaccinare in questo momento storico per calmierare il contagio, lo capisco: però non mi si può chiedere un foglio per entrare al posto di lavoro. La mia scelta è una scelta attendista: massima fiducia nella scienza, ma sicuramente l’evoluzione del lavoro fatto dagli scienziati sul vaccino ha bisogno ancora di qualche limatura».

Di Carlo ha anche un altro nemico: i test da pagare se non ci si vuole vaccinare. «Sì, ma non capisco perché l’ipotesi di effettuare tamponi salivari e faringei gratuiti non viene presa in considerazione per tutelare chi è vaccinato e tutelare anche chi intende andare a lavorare senza dover necessariamente esibire la vaccinazione e il Green Pass, anche perché la vaccinazione non esclude la diffusione della malattia. E poi non c’è un minimo di collaborazione: è stato anche detto che i tamponi devono essere pagati dai docenti, siamo alla follia, soprattutto per i precari: il tampone costa adesso 15 euro, ne devo fare tre a settimana, per un totale di 45 euro a settimana. E solo per poter entrare nel posto di lavoro. Siamo l’unica categoria trattata così. Perché?». Perché non ha voluto vaccinarsi e perché altrimenti dovrebbero pagarli i contribuenti, viene da rispondere.

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