Abrignani (Cts): «Terza dose di vaccino non solo ai fragili. È lo standard, anche per i neonati»
«La terza dose non è qualcosa di eccezionale, in vaccinologia è lo standard. Anche per i non fragili». Questa la posizione netta di Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Cts, che in un’intervista a Sky TG24 ha spiegato: «Chiunque si intenda di vaccini sapeva già dall’inizio che sarebbero servite tre dosi». Nessun dubbio per Abrignani. Come annunciato dal ministro della Salute Roberto Speranza, la terza dose di vaccino contro il Coronavirus si farà perché è utile a tutta la popolazione, non solo alle categorie di soggetti più fragili. «La facciamo già per tutti i vaccini dell’infanzia, come quello contro la difterite, tetano, haemophilus, meningococco, che ha due dosi e un terzo richiamo», ha precisato l’immunologo, «chi si occupa della materia sa che il miglior modo è vaccinare con tre dosi, perché in chi ha risposto male alle prime due dosi aiuta a far partire la risposta, mentre in chi ha risposto bene serve a prolungare la memoria immunologica». Abrignani ha poi detto di aspettarsi a breve l’autorizzazione di Fda e Ema sulla terza dose e che certamente sarà somministrato un vaccino a mRna.
«Estendere l’obbligo di Green pass»
Il professor Abrignani è certo del fatto che, in linea di principio, «l’obbligo vaccinale è l’unico modo per contenere la pandemia» ma sostiene anche che sia necessario «essere realisti»: «A patto che si riesca a introdurre l’obbligo con una legge parlamentare in tempi stretti, bisogna poi pensare alla realizzazione. Si vogliono mandare infermieri e carabinieri casa per casa a controllare?», è la domanda retorica che pone ai microfoni di Sky Tg24. Ecco perché, secondo l’immunologo, la strada più percorribile al momento è quella dell’estensione del Green pass a una più ampia categoria di soggetti e settori: «Bisogna rendere, con una certificazione estesa, la vita di comunità permessa a chi è vaccinato e si protegge e protegge gli altri. Quindi, questo è un obbligo indiretto».
«Con la variante Delta un vaccinato su 5 si può infettare»
Rispetto alla polemica seguita alle parole del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sulla possibilità di non indossare la mascherina in classe per gli studenti vaccinati, il professore ha detto di essere contrario a causa della circolazione della variante Delta, ormai da mesi dominante in tutte le regioni italiane. «Con questa variante sappiamo che un vaccinato su 5, uno su 4, si può infettare – ha ragionato Abrignani – quindi se c’è una classe di 20 vaccinati, sappiamo che 4 o 5 possono contrarre il virus». Ecco perché per l’immunologo sarebbe meglio indossare le mascherine «il più possibile», continuare a rispettare il distanziamento e garantire l’aerazione: «Sono tutte misure che fanno diminuire le possibilità di infettarsi».
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