Il Green pass viola il diritto allo studio? Parlano gli studenti: «Non è discriminatorio, è l’unica soluzione. Abbiamo già perso due anni» – Il video
Ma quale Green pass discriminatorio? Alcuni ragazzi universitari, che frequentano la Statale di Milano, non hanno dubbi. La certificazione verde, che è obbligatoria per accedere alle università e dunque per partecipare alle lezioni o per sostenere gli esami, è un modo «per tutelare se stessi e gli altri». Il manifesto lanciato da 300 professori universitari di tutta Italia – e sostenuto con forza da Alessandro Barbero, secondo cui il Green pass rischia di essere discriminatorio e viola il diritto allo studio – non li convince per niente. «Sono problemi loro, non ci toccano affatto. Abbiamo fatto il vaccino con grande tranquillità e ora vogliamo solo tornare a vivere in sicurezza». «Abbiamo perso due anni di vita a causa del Covid. Questa per noi è l’unica soluzione. Chi non vuole vaccinarsi, si faccia un tampone. C’è un’alternativa e dunque nessuna discriminazione», aggiunge un altro studente a Open.
Sono (quasi) tutti vaccinati
Il Green pass – continuano – «serve a non mettere in pericolo la nostra salute, a studiare insieme sapendo che i nostri compagni o sono vaccinati o comunque hanno fatto un tampone negativo nelle ore precedenti. Così piuttosto viene tutelato il diritto allo studio». E, infatti, parlando con decine di ragazzi fuori dalla Statale di Milano, è praticamente impossibile trovare un non vaccinato: «Qui lo siamo praticamente tutti, più che altro i no vax sono tra gli anziani, tra gli over 50, non tra di noi». All’ingresso dell’università, nel pieno del Fuorisalone di Milano e a pochi passi dal Duomo, due persone pronte a controllare, cellulari alla mano, i QR code degli studenti con la certificazione verde. Chi non ce l’ha? Resta fuori. Non ci sono deroghe.
L’assalto dei più giovani al vaccino
Come spiega bene l’ultimo report stilato dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) e pubblicato sul Corriere, i giovani hanno di fatto superato i trentenni e i quarantenni. Nella fascia 20-29 anni si è vaccinato, almeno con una dose, il 75% (contro il 70% dei 30- 39enni e il 73% dei 40-49enni). Finite le vacanze, infatti, cresce il trend dei vaccini: dal primo luglio agli inizi di settembre si sono vaccinati il 24,7% dei trentenni, il 35,5% dei ventenni e il 37,7% dei 12- 19enni. Numeri alla mano, rispetto ai 30-39enni, la fascia 12-19 e 20-29 si è vaccinata rispettivamente il 52% e il 43% in più. Dati incoraggianti e che lasciano ben sperare, soprattutto nei confronti di una fascia d’età presa di mira nel periodo post pandemia. Erano i tempi della famigerata “movida“.
Foto e video di Fabio Giuffrida
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