WhatsApp, l’indagine di ProPublica sulla privacy: così possono leggere le nostre chat
Quando Mark Zuckerberg ha presentato una nuova «visione incentrata sulla privacy» per Facebook nel marzo 2019, ha citato come modello il servizio di messaggistica globale dell’azienda, WhatsApp. Garantendo che grazie alla crittografia end-to-end i messaggi fossero assolutamente sicuri, tanto che nessuno a parte mittenti e destinatari, nemmeno l’azienda, potesse leggere una parola contenuta nelle conversazioni della chat più famosa del mondo. E invece la crittografia end-to-end sponsorizzata da Facebook per la segretezza dei messaggi di WhatsApp non sarebbe del tutto inviolabile. A riportarlo un’indagine dell’organizzazione giornalistica ProPublica che sostiene come la popolare app di messaggistica abbia molti impiegati che lavorano proprio per analizzare i messaggi condivisi e che l’Intelligenza artificiale (AI) segna come ‘problematici’. «WhatsApp ha più di mille lavoratori a contratto che riempiono edifici ad Austin, in Texas, a Dublino e Singapore, col fine di esaminare milioni di contenuti. Seduti ai computer e organizzati per incarichi, questi appaltatori utilizzano uno speciale software di Facebook per vagliare flussi di messaggi privati, immagini e video che sono stati segnalati come impropri e quindi vagliati dai sistemi di intelligenza artificiale interni».
Il personale potrebbe etichettare, in meno di un minuto, tutto ciò che passa dinanzi al loro schermo come frode, spam, pedopornografia e potenziali complotti terroristici. Raggiunto da ProPublica, il direttore delle comunicazioni di WhatsApp, Carl Woog, ha riconosciuto che i team di appaltatori esaminano i messaggi per identificare e rimuovere i contenuti illeciti. Ma ha anche spiegato che «WhatsApp è un’ancora di salvezza per milioni di persone in tutto il mondo. Le decisioni che prendiamo sono sempre incentrate sulla privacy anche quando preveniamo e limitiamo gli abusi». L’indagine arriva dopo una denuncia presentata nel 2020 da ProPublica alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, che si basa sull’uso da parte di WhatsApp di appaltatori esterni e sistemi di intelligenza artificiale per esaminare messaggi, immagini e video degli utenti.
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