Ricciardi: «Con il 90% di vaccinati e Green pass sul lavoro possiamo tornare alla vita normale»
Con la riapertura delle scuole, «la curva risalirà sicuramente, come è successo in altri Paesi. È fatale che quando il virus troverà una popolazione, quella dei più giovani, non vaccinata i casi tenderanno ad aumentare. E magari ci sarà anche un impatto sugli ospedali». A lanciare l’allarme è Walter Ricciardi, consulente del ministero della Sanità per l’emergenza Coronavirus. Ma per il medico specializzato in Igiene e Medicina preventiva, ci sono due elementi che consentirebbero di tornare a vivere in sicurezza: una copertura vaccinale del 90% della popolazione – da 12 anni in su – e l’estensione dell’obbligo del Green pass a tutti i lavoratori, sia pubblici che privati. Il raggiungimento di questi due obiettivi «ci porterebbe nella condizione di controllare con una certa tranquillità la circolazione del virus. Non lo eliminiamo – il virus – ma la sua presenza sarebbe compatibile con la conduzione di una vita normale e con la tutela della salute».
Nell’intervista a Repubblica, Ricciardi sottolinea che l’estensione dell’obbligo del certificato verde dovrebbe riguardare tutte le attività che si svolgono al chiuso: «Con questa “spinta gentile” arriveremmo comunque a coperture – vaccinali -elevatissime. È chiaro poi che se emergono nuove varianti ancora più preoccupanti della Delta, si può tenere come arma di riserva l’obbligo» vaccinale. Obbligo che, al momento, Ricciardi vedrebbe necessario soltanto per le scuole, dove non «deve entrare alcun adulto non vaccinato». Per il consulente di Roberto Speranza, poi, fino a quando la circolazione del Sars-CoV-2 non sarò ridotta in tutto il mondo, «è probabile che dovremo fare un richiamo – del vaccino – con una certa periodicità».
Anche perché, ad oggi, «non ci sono cure specifiche anti virali che eliminino il coronavirus. In questo momento si interviene sui sintomi. Poi ci sono gli anticorpi monoclonali, che servono ad evitare la malattia grave in certe categorie di persone, ma quelli autorizzati non sono del tutto soddisfacenti». La sperimentazione del monoclonale italiano, quello nato in Toscana, però, procede a rilento «per problemi burocratici legati alla privacy». Peccato, perché, lo evidenzia lo stesso Ricciardi, «i risultati preliminari – del farmaco anti Covid italiano – sono straordinari».
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