Accoltellamenti Rimini, chi è Somane Duula e perché poteva essere fermato
Nessuna delle cinque persone accoltellate l’11 settembre scorso su un autobus a Rimini è in pericolo di vita. Il bambino di cinque anni, colpito alla carotide, ha subito due operazione complicate. Fortunatamente è vigile, parla con i genitori e, non avendo riportato danni neurologici, dovrebbe essere presto dichiarato fuori pericolo. Adesso si cercano di capire le cause che hanno spinto Somane Duula al raptus. L’uomo è apparso in stato confusionale davanti agli inquirenti. Dice di non ricordare nulla di quei minuti, ma avrebbe fatto intendere di aver assunto droghe prima di salire sull’autobus 11 che copre la tratta da Riccione a Rimini, dove era ospitato dalla Croce Rossa in attesa di ricollocamento. Nelle prossime ore comparirà davanti ai magistrati per l’interrogatorio di garanzia: dovrà rispondere alle accuse di tentato omicidio, lesioni e tentata rapina.
Chi è Somane Duula
L’uomo, di 26 anni, è di nazionalità somala. Era arrivato in Romagna lo scorso 25 agosto dopo aver avviato le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato. Sarebbe stato ricollocato altrove dopo il compimento delle prassi burocratiche. Probabilmente in Italia già da un paio di mesi, ma senza aver dichiarato il suo arrivo alle autorità, Duula aveva vissuto in diversi Paesi del Centro e Nord Europa: prima di varcare i confini italiani aveva peregrinato tra Svezia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi. Dopo aver ferito quattro donne e un bambino il 12 settembre, è stato trasferito nel carcere di Rimini.
Duula non aveva precedenti penali a suo carico, ma nella struttura romagnola che l’ospitava aveva già dato segno di comportamenti pericolosi. Rita Rolfo, responsabile di Croce Rossa Rimini, ha detto al Corriere che il 26enne era stato «segnalato alla prefettura, con due email di posta elettronica certificata, perché aveva manifestato atteggiamenti aggressivi». E aggiunge: «Ci era stato affidato per essere ricollocato altrove. Come da prassi, non sarebbe dovuto uscire, ma non possiamo recludere gli ospiti – e questo, insieme alle mail non recepite dalla prefettura, è un altro vulnus del sistema di accoglienza -. Aveva seguito qualche corso d’italiano online, ma era un po’ strano – conclude Rolfo, augurandosi che questa vicenda – non infanghi i risultato della Croce Rossa Rimini: con il nostro lavoro, abbiamo contribuito a tante storie felici di integrazione e inserimento».
Foto in anteprima: Corriere della Sera