Blinken al Congresso Usa sul caos in Afghanistan: «Neanche le analisi più pessimistiche avevano previsto una conquista così rapida»
I talebani hanno riconquistato l’Afghanistan così rapidamente che nemmeno le analisi più pessimistiche degli Usa lo avevano previsto. A ribadire quanto sia stata inaspettata la velocità con cui il governo di Ashraf Ghani sia crollato è Antony Blinken, segretario di Stato americano. «Anche le analisi più pessimistiche non prevedevano che le forze governative a Kabul sarebbero collassate prima del ritiro di quelle Usa», ha detto nella sua audizione alla Camera sulla situazione in Afghanistan. L’amministrazione Biden, ha dichiarato, era «fortemente concentrata» sulla sicurezza degli americani. A tal proposito, la Casa Bianca sta continuando le evacuazioni: secondo quanto comunicato dal segretario di Stato, gli Usa sono attualmente in contatto con «circa 100 americani» che vogliano lasciare il Paese. Per gestire la crisi derivata dal ritiro, gli Usa stanzieranno altri 64 milioni di dollari per nuovi aiuti agli afgani. La prevenzione del terrorismo, però, resterà in mano talebana: gli Usa riterranno i talebani «responsabili della prevenzione di attacchi terroristici dal loro Paese». Ma questo, ha specificato Blinken, «non significa che ci fideremo di loro».
L’accusa a Trump
Nel corso della sua audizione alla Camera, il segretario di Stato Usa ha attaccato Donald Trump per la gestione dell’accordo con i talebani, firmato a Doha nel febbraio del 2020, sostenendo che sotto la sua presidenza i miliziani si sono impossessati di aree remote, strade ed altre infrastrutture del Paese. Blinken ha poi ricordato che Trump acconsentì al rilascio di 5 mila talebani, comandanti compresi. Da lui e dalla sua amministrazione, ha aggiunto, «abbiamo ereditato una deadline, non un piano per il ritiro». Anche il programma per i Siv, i visti speciali di immigrazione per gli afgani alleati, era «fondamentalmente in stallo» quando Biden è subentrato a Trump.
Al Quaeda «significativamente degradata»
Blinken ha comunque difeso la decisione di Biden di porre fine alla più lunga guerra americana, perché «non c’era alcuna prova che continuarla avrebbe aiutato gli afgani». Anche al Quaeda non sembra preoccupare gli Usa come 20 anni fa: il segretario di Stato ha definito l’organizzazione terroristica «significativamente degradata» dalla guerra, sottolineando come abbia «perso la capacità di pianificare e condurre operazioni esterne».
Immagine di copertina: EPA/Al Drago
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