In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀInchiesteLombardiaMilanoMusicaRap

«Il rapper Bene deve cercarsi un lavoro e tornare a casa entro le 22»

15 Settembre 2021 - 08:36 Redazione
rapper bene anas l. carcere
rapper bene anas l. carcere
È in carcere per furto. Quando uscirà dovrà mantenersi a distanza di almeno mille metri dall’Arco della Pace e dintorni, non potrà rincasare la sera più tardi delle 22, non potrà partecipare a manifestazioni e dovrà trovarsi un lavoro

Anas L., conosciuto come “Bene”, è uno dei rapper di San Siro. Era tra i protagonisti della rivolta contro la polizia in occasione delle riprese del video dei “colleghi” Neima Ezza e Babygang, lo scorso 16 aprile. E a luglio era finito in carcere in applicazione di un provvedimento di custodia cautelare per alcuni episodi di rapina aggravata avvenuti nel 2020. Adesso, racconta l’edizione milanese di la Repubblica, il tribunale della sezione autonoma “Misure di prevenzione” ha stabilito nuove prescrizioni per quando il 18enne uscirà dal Beccaria: dovrà mantenersi a distanza di almeno mille metri dall’Arco della Pace e dintorni, non potrà rincasare la sera più tardi delle 22, non potrà partecipare a manifestazioni e dovrà trovarsi un lavoro. La questura voleva per lui anche l’obbligo di firma ma il giudice ha deciso diversamente.

Anas ha una carriera giudiziaria di tutto rispetto. La prima denuncia risale all’ottobre del 2017, quando a 14 anni era stato accusato di danneggiamento aggravato dopo una rissa con un senzatetto: gli aveva lanciato contro una sedia di legno che era andata a finire su un’auto. Nel 2018 l’accusa è di rapina ai danni di un minorenne in zona Arco della Pace. Nel febbraio 2019 viene arrestato insieme ad altri undici per 11 rapine aggravate, di cui 4 con armi. In casa gli trovarono un revolver e una semiautomatica a salve, coltelli e un machete. Tra il 2019 e il 2020 finisce coinvolto nell’operazione di polizia contro la baby gang di Citylife. Nell’informativa allegata a quel fascicolo si legge che i baby rapinatori agirono «spinti anche da una motivazione del tutto personale e di riscatto sociale perché provenienti dai palazzi Aler della zona popolare di San Siro dove sono cresciuti, una rivalsa nei confronti dei loro coetanei benestanti e più fortunati che hanno sicuramente una vita agiata». Nel giugno del 2020 è arrivato un nuovo procedimento per aver partecipato all’ennesima rapina di gruppo all’Arco della Pace.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti