I soldi, i risarcimenti e l’eredità: gli interessi economici dietro il rapimento di Eitan Biran
Ci sono anche interessi economici dietro il caso di Eitan Biran, rapito dal nonno Schmuel Peleg. E riguardano l’eredità dei bisnonni Itshak (detto Izzy) e Barbara Cohen, morti insieme al padre Amit Biran, alla madre Tal Peleg e al fratello Tom nella strage della funivia Stresa-Mottarone. Ma anche i risarcimenti che dovranno arrivare al bambino quando saranno chiarite le responsabilità dell’incidente. Nel suo caso potrebbero arrivare anche a qualche milione di euro. Mentre sul fronte dei legali italiani della zia Aya si punta anche sull’istanza di avvio della procedura della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori, che deve passare per il ministero della Giustizia prima di arrivare alle autorità israeliane, per il 29 settembre è fissata al Tribunale di Tel Aviv un’udienza dopo la richiesta della tutrice di immediata restituzione di Eitan.
Eitan e l’eredità del bisnonno
Prima di quella data Aya (pare nei prossimi giorni) dovrebbe andare in Israele per avere la possibilità di incontrare di nuovo il bimbo, dopo brevi colloqui telefonici avuti in queste ore, e magari stare là con lui. Poi, la decisione definitiva sul suo ritorno in Italia potrebbe arrivare o dai giudici israeliani, con tempi non rapidissimi, fino a qualche settimana, o da un accordo tra i due Paesi con alla base anche un’intesa tra i due rami familiari. Proprio il marito di Aya, Or Nirko, ha parlato dell’eredità del bisnonno: «Non sappiamo per certo se dietro al sequestro ci siano interessi economici – ha detto secondo quanto riporta oggi Repubblica – . Io presumo che loro (la famiglia Peleg, ndr) non abbiano ancora fatto l’atto per l’eredità del bisnonno, una persona molto ricca, anche lui vittima della tragedia del Mottarone. Può essere che l’erede principale fosse la mamma di Eitan e, di conseguenza, anche Eitan fosse il prossimo in linea di successione di un grande patrimonio». La conclusione del ragionamento è che «sì», il blitz con cui sabato scorso il nonno materno Shmuel Peleg ha prelevato Eitan a Pavia per portarlo in Israele a bordo di un jet privato potrebbe avere avuto un movente legato anche ai soldi. «È una possibilità», ha concluso Or Nirko.
Ma c’è anche da ricordare un altro aspetto. Ovvero che il tema degli interessi economici non l’ha sollevato solo la famiglia Biran. Il 19 agosto Esther “Etty” Cohen, la nonna indagata insieme all’ex marito per sequestro di persona aggravato, in un’intervista a Israel Hayom rispose così quando le chiesero se avesse un’idea del motivo per cui la famiglia Biran insistesse ad avere la tutela del piccolo: «La storia di Eitan ha toccato il cuore di tante organizzazioni e associazioni benefiche in Italia, tra cui la comunità ebraica e persino il Giro d’Italia. Finora sono stati raccolti centinaia di migliaia di euro, senza contare i risarcimenti delle compagnie assicurative. Quindi forse il denaro ha un ruolo qui». Il Tribunale di Pavia ha già confermato la nomina della zia come tutrice e la famiglia Peleg, con gli avvocati Carsaniga, Sevesi e Polizzi, ha presentato reclamo e l’udienza è fissata per il 22 ottobre. Gli avvocati hanno fatto sapere, atto del giudice alla mano, che Shmuel non ha mai ricevuto l’ordine con cui il giudice l’11 agosto aveva stabilito il divieto di espatrio per il bimbo.
La strage della funivia
Poi c’è la questione dei risarcimenti per la strage. Eitan dovrebbe essere risarcito dall’assicurazione di Funivie del Mottarone srl, la società del gestore Luigi Nerini, mentre proprietaria è la Regione Piemonte (il passaggio al comune di Stresa non venne mai perfezionato. Si scateneranno sicuramente una serie di contenziosi legali in parallelo con il processo penale che dovrà stabilire le responsabilità. Ma sempre Repubblica precisa che in Comune e alla Regione sono arrivate alcune lettere con richieste di risarcimento. Non quella a nome di Eitan. Né dalla famiglia Peleg né dalla famiglia Biran. Mentre è indagato a Pavia per sequestro di persona, assieme all’ex moglie e nonna materna in un’inchiesta che scava su presunti complici e su più aspetti del caso, il nonno continua a ribadire di non aver commesso alcun rapimento.
Intanto, Nirko ha spiegato che hanno avuto contatti con la «diplomazia dei due Paesi» e che «noi siamo sempre aperti a parlare con i Peleg», anche perché «gli abbiamo concesso tutte le visite, anche se temevamo che potesse succedere quello che è accaduto». Infine, il Corriere della Sera scrive che Chaim Kammerer, il nuovo consorte di Etty, ha trascorso negli Stati Uniti, il suo Paese di nascita, diversi anni in prigione per reati che vanno dallo spaccio di droga all’aggressione. «Il suo vero nome non è Chaim — dicono al quotidiano fonti in Israele —. Lui si chiama Christopher».
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