Forte impennata di contagi tra medici e infermieri, i primi a vaccinarsi. L’Ordine: «Tempi rapidi per la terza dose»
I sanitari sono stati i primi a vaccinarsi poiché i più esposti al Covid, in prima linea nella guerra contro un virus che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Ora, a distanza di mesi, tornano a contagiarsi, segnale che, forse, la copertura vaccinale non dura poi così tanto (o non quanto si sperava). E che bisogna fare in fretta per evitare contagi diffusi come dice a gran voce l’Ordine che ora chiede di accelerare con le terze dosi. I numeri parlano da soli: i dati del monitoraggio «Epicentro» dell’Istituto superiore di sanità dicono che dall’11 giugno all’11 luglio si contavano appena 212 casi, ad agosto sono stati addirittura 1.951, come riporta La Stampa. Un incremento del 600 per cento che potrebbe essere sottostimato visto che molti medici, in piena estate, erano in ferie e dunque meno propensi a sottoporsi ai test. Insomma, il contagio corre ma – per fortuna – non gli effetti gravi: il vaccino continua comunque a proteggere dalle forme gravi della malattia. Non ci sono infermieri o medici finiti in terapia intensiva o, ancora peggio, deceduti.
L’allarme dell’Ordine dei medici e degli infermieri
Il personale infermieristico risulta essere il più colpito da questo aumento improvviso dei contagi. Secondo l’Inail si tratta dell’82 per cento dei nuovi positivi al virus: in media 50 positivi al giorno. Sono loro, infatti, ad avere il maggior contatto fisico coi pazienti. Intanto dal 20 settembre – ed è questa la buona notizia – partirà la somministrazione della terza dose: si comincia con gli immunocompromessi, trapiantati e malati oncologici. Poi gli altri pazienti fragili, quindi ospiti delle Rsa, ultraottantenni e infine «le popolazioni connotate da un alto rischio per esposizione professionale». Dunque medici e infermieri che, adesso, però chiedono di fare in fretta. L’allarme arriva dalla presidente dell’ordine degli infermieri (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, ma anche dal presidente dell’ordine dei medici Filippo Anelli secondo cui, se la situazione dovesse peggiorare, «il richiamo andrebbe fatto a tutta la categoria in tempi più rapidi». Bisogna fare il pieno di anticorpi, prima che sia troppo tardi.
Foto in copertina: EPA/MAURIZIO BRAMBATTI
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