Bimbo morto a Napoli, il domestico fermato per omicidio: «Lo avevo in braccio ma non l’ho buttato. Ho problemi mentali»
«Ero sul quel balcone e l’ho preso in braccio ma non l’ho buttato». Queste le prime parole di Mariano Cannio agli inquirenti dopo essere stato fermato dalla Polizia perché ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio di Samuele, il bambino di tre anni morto ieri 17 settembre a Napoli. Il piccolo è stato trovato senza vita dopo quella che era apparsa come una caduta accidentale dal balcone al terzo piano della sua casa in via Giuseppe Piazzi. Ma il provvedimento di fermo per Cannio apre uno scenario completamente diverso sulle cause che hanno portato alla morte del piccolo Samuele. «Soffro di disturbi psichici» ha continuato il 38enne, saltuariamente in casa della famiglia del bambino per svolgere il servizio di pulizie. Il domestico avrebbe confermato di trovarsi sul balcone insieme a Samuele ma di non averlo buttato giù. Una ricostruzione che escluderebbe la natura dolosa del fatto nonostante l’uomo non abbia saputo spiegare come il bambino sia effettivamente caduto dal balcone di casa sua. Ora sarà l’udienza attesa per il prossimo lunedì mattina 20 settembre alle 9:30 a dover convalidare o meno il fermo.
Cosa è successo
Poco prima della tragedia, la madre di Samuele, incinta di otto mesi si trovava in casa e stava preparando il pranzo. Con lei c’era anche Cannio. Secondo la prima ricostruzione, il piccolo sarebbe uscito dal balcone e, arrampicandosi sulla ringhiera in ferro battuto, avrebbe perso l’equilibrio, precipitando. L’ultima ipotesi degli inquirenti ha spostato i sospetti sul 38enne, che dovrà ora chiarire dove si trovava quando il bambino è precipitato dal balcone e cosa stava facendo. Il sospetto è che l’uomo abbia fatto cadere il bambino approfittando di un momento di distrazione della madre. «Non è possibile ammazzare un bimbo», urla una donna. Lumini, fiori bianchi e peluche vengono lasciati davanti al palazzo. Sono tutti sconvolti. «È un dolore troppo forte – dice una donna anziana – Non riesco a immaginare il dolore dei genitori e della mamma che è anche incinta. Povera donna». Tante le mamme che vanno sotto casa del piccolo Samuele con i loro figli per depositare un fiore o un messaggio. «Da mamma non riesco nemmeno a immaginare il dolore della madre di questo angioletto – dice Anna, giovane mamma arrivata sul posto con la figlia di 8 anni – stamattina è stata proprio mia figlia a dirmi “Mamma andiamo a portare un fiore”».
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