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La madre dei fratelli Bianchi: «I miei figli in carcere da innocenti, dobbiamo vendere l’auto perché non ci è rimasto niente»

20 Settembre 2021 - 07:37 Redazione
omicidio willy monteiro madre fratelli bianchi
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Simonetta Di Tullio nel colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele intercettato dai carabinieri e finito nella perizia disposta dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone non rinuncia a dire la sua sulla vicenda. Stupendosi del risalto mediatico dato alla tragedia del 21enne

Simonetta Di Tullio, la madre dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, accusati di aver ucciso Willy Monteiro Duarte, non ha mai parlato con i media dopo il dramma. Ha ricevuto un avviso di garanzia per il reddito di cittadinanza percepito senza averne diritto. Ma nel colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele intercettato dai carabinieri e finito nella perizia disposta dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone non rinuncia a dire la sua sulla vicenda. Stupendosi del risalto mediatico dato alla tragedia del 21enne: «Non è mica morta la regina», dice. Preoccupandosi soprattutto per i figli ritenuti due massacratori e infastidendosi soprattutto da chi ha voltato le spalle alla sua famiglia. La donna, racconta oggi l’edizione romana di Repubblica, nelle intercettazioni sembra angosciata soprattutto per il figlio Marco, che non ha reagito bene al carcere come Gabriele. E non ha nascosto il dolore che ha provato quando è andata a fargli visita: «A momento mi moro (muoio)». E parla anche di problemi di soldi: «Non ci sta più nessuno – dice a Gabriele – ti hanno abbandonato tutti amore mio! Si tenemo venne (ci dobbiamo vendere) le macchine, tutto perché non c’è rimasto più niente».

Sembra sia lei a farsi carico della situazione. Il marito non ce la fa: «Quel poraccio di padrito (tuo padre) quello te lo dico non tiene coraggio a venì né qua, né da ti e né da.. sennò gli piglia l’infarto». E non manda giù «tutte le cose brutte» che dicono ai figli ed è furiosa con la fidanzata di Marco che lo ha scaricato. A Gabriele fa dunque una promessa: «Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti).. quante!». Per lei è successa una «disgrazia», non è «morta la regina», i figli stanno in carcere «da innocenti» e soprattutto non si fida «più di niciuno (nessuno)». Più chiaramente: «Una volta dimostrato.. tutta quella fanga che ci hanno messo in cima e che hanno visto l’innocenza di te e di tuo fratello saremmo soltanto noi famiglia a casa mia».

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