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Lega, in tensione l’ala critica con il governo sul Green Pass. Se ne va la pasionaria Donato

21 Settembre 2021 - 05:08 Alessandro D’Amato
francesca donato lega
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L'europarlamentare Francesca Donato lascia la Lega perché «non posso più stare in un partito che sostiene il governo Draghi». Ed evoca la scissione tra governisti e leghisti di lotta

Francesca Donato lascia la Lega. «Non posso più stare in un partito che sostiene il governo Draghi», fa sapere l’europarlamentare fino a ieri vicinissima a Matteo Salvini. Sostenendo che la sua linea critica nei confronti dei provvedimenti dell’esecutivo «pur condivisa da larga parte della base è diventata minoritaria. Prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo». «Ho fatto una riflessione lunga e sofferta. Io credo nella libertà individuale e nel principio di autodeterminazione delle scelte sulla salute. Principi inderogabili che questo governo sta violando», sostiene nell’intervista rilasciata oggi a la Repubblica in cui annuncia il suo addio. E nella quale conferma tutte le letture di queste settimane sul calvario del partito stretto tra la linea di lotta e quella di governo.

L’eurodeputata dice addio alla Lega

Un calvario acuito dal fatto che ormai Salvini all’interno della segreteria del partito è in minoranza: «C’è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi». Anche se a suo parere c’è una base del partito che sta con il Carroccio senza se e senza ma, il dissenso interno cresce. «Non pensate che le voci contrarie alla linea pro-governo, fra gli eletti, siano sono quelle di Borghi, Bagnai o Siri. C’è un forte dissenso interno che, laddove non sarà composto, non potrà che emergere: potrà verificarsi pure una scissione. Intanto arrivano le amministrative: se non andrà bene, per la Lega, nessuno potrà dire che il problema erano i No Vax. Anzi, i governatori del Nord dovrebbero fare una riflessione in quel caso».

Donato non ha intenzione però di lasciare lo scranno di europarlamentare. «Lascio la Lega ma resto nel gruppo di Identità e democrazia, ho contatti con altre delegazioni straniere contrarie al Green Pass. Intendo restare indipendente, finché c’è l’emergenza Covid, poi vedremo. FdI? Va riconosciuto a Giorgia Meloni di aver mostrato coraggio e lungimiranza non entrando al governo…». E racconta anche un curioso aneddoto che riguarda il convegno sulle cure domiciliari in Senato organizzato dall’eletta Roberta Ferrero e a cui era presente anche Bagnai: «Ero pronta ad andare, c’erano fior di scienziati, ma mi è stato chiesto di non partecipare. Da chi? Dal capogruppo Massimiliano Romeo». L’obiettivo è quello di evitare la sovraesposizione mediatica di un evento che sta dilaniando il partito, fra i cui relatori c’è pure Alberto Bagnai, il senatore che di lì a qualche giorno avrebbe promosso il referendum per abolire il Green Pass.

Chi è Francesca Donato

Francesca Donato, nata ad Ancona da famiglia veneta, è laureata in giurisprudenza e moglie dell’imprenditore siciliano Angelo Onorato (da cui riprende il nickname su Twitter). Laureata in giurisprudenza, ha esercitato la professione di avvocato fino al 2013, quando ha fondato l’associazione Progetto Eurexit. Si è candidata con la Lega senza successo nel 2014 alle elezioni europee, è entrata a Strasburgo nel 2019 con 28.460 preferenze. Una delle sue uscite più famose è quella in cui ha paragonato i vaccini ad Auschwitz sostenendo che la frase «il vaccino rende liberi» le ha ricordato l’ingresso dei deportati ad Auschwitz, e che questo «ai custodi della religione vaccinista, di tipo integralista, ha dato molto fastidio».  L’uscita provocò la replica del Museo di Auschwitz: «La strumentalizzazione di questo simbolo per argomentare contro la vaccinazione che salva la vita umana è un triste sintomo di declino morale e intellettuale». A maggio durante la trasmissione Di Martedì aveva difeso una cura a base di vitamine per combattere il Coronavirus. All’inizio di settembre aveva sbeffeggiato la figlia di due persone morte per Covid-19, scusandosi successivamente. Il governatore del Veneto Luca Zaia si riferiva anche a lei quando parlò di parlamentari leghisti che strizzavano l’occhio ai No vax e di una loro linea sconfitta dai presidenti di Regione.

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