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Il déjà vu della pandemia, gli scienziati ora si dividono sulla terza dose. Ricciardi: «Per tutti e periodica». Popoli (Aifa) frena

22 Settembre 2021 - 08:43 Redazione
Il consigliere del ministro della Salute è quasi certo che, nel 2022, tutti gli italiani dovranno sottoporsi al richiamo. Per la coordinatrice della Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, va sgombrato il campo dagli equivoci sui livelli di anticorpi

C’era un tempo in cui le mascherine non servivano per proteggersi dal Coronavirus. Poi arrivò il periodo in cui gli asintomatici non erano ritenuti contagiosi. Subito dopo, qualcuno disse che in realtà le persone senza o con una sintomatologia lieve erano il principale canale di diffusione della pandemia. E l’efficacia dei tamponi, sminuiti e osannati, la trasmissione del virus nei luoghi aperti, l’immunità di gregge, traguardo e utopia, l’inoculazione del farmaco biologico in gravidanza. Virologi, infettivologi, persino l’Oms nei suoi statement ufficiali: la scienza è caduta più volte in contraddizione dall’inizio del 2020 ad oggi. Carlo Rovelli, il fisico teorico più conosciuto in Italia, a proposito dei dietrofront degli esperti sul Covid, disse: «Come sosteneva Galileo, la scienza procede per tentativi ed errori. Non bisogna confondere “la scienza” con la faccia di alcuni scienziati che vanno in televisione o si fanno intervistare per esprimere opinioni che di fatto sono opinioni politiche su argomenti roventi». Adesso, il nuovo fronte dell’incertezza scientifica si è spostato sulla terza dose del vaccino. Anche in Italia, il dibattito tra medici è apertissimo. Nel dubbio, si è scelto di fare un ulteriore richiamo soltanto ai soggetti vulnerabili, agli anziani e al personale sanitario. Ma «è presumibile che, a partire dal prossimo anno, una dose di richiamo debba essere fatta da tutti, con una certa periodicità», ha detto Walter Ricciardi a Il Messaggero.

Meno anticorpi non sono un segnale

Non è d’accordo con il consigliere del ministro della Salute la dottoressa Patrizia Popoli. La coordinatrice della commissione tecnico-scientifica dell’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco -, predica cautela nell’affrontare il tema: «È presto parlarne – ha affermato al Corriere -. Non è escluso che più avanti, nel tempo, potrebbe essere necessaria una terza dose a tutti, ma al momento non abbiamo sufficienti elementi per stabilire se e quando la protezione offerta dalle due dosi diventa manchevole». Popoli ha sottolineato, inoltre, che la riduzione del tasso di anticorpi negli individui – indice spesso citato da chi sostiene l’essenzialità del secondo richiamo -, non sia la cartina al tornasole della copertura vaccinale di chi ha ricevuto il farmaco biologico. «La riduzione degli anticorpi non significa necessariamente aver perso le difese, perché la protezione si basa anche su altri meccanismi, a partire da quello cellulare». Insomma, per la neurologa che lavora all’Agenzia italiana del farmaco, non è necessario programmare la somministrazione della terza dose al momento. E ha ribadito: «La Fda – l’agenzia statunitense del farmaco – ha stabilito che al momento non ci sono elementi sufficienti per una strategia di questo tipo, in assenza di fattori di rischio legati alla salute che predispongono a sviluppare forme gravi di infezione da Covid. Noi ci manteniamo sulla stessa linea».

Il richiamo

Ricciardi pensa invece alla campagna vaccinale per somministrare la terza dose che ci sarà il prossimo anno: «È plausibile che nel 2022 tutti dovranno fare un richiamo». E ha parlato anche dello stato degli studi sulla vaccinazione della popolazione con meno di 12 anni: «Un vaccino anti-covid per gli under 12 lo aspettiamo con ansia, perché significherebbe effettivamente dare il colpo di grazia al virus. Chiaramente, per procedere ad una vaccinazione dei bambini, dobbiamo raggiungere evidenze scientifiche. I risultati che abbiamo ora sono molto confortanti, però è bene averli su numeri molto più alti». A proposito dei cluster tra i più giovani che stanno insorgendo nelle scuole, Ricciardi non è apparso stupito: «Che aumentassero i casi positivi nelle scuole lo si sapeva già da tempo, perché non tutti gli studenti oltre i 12 anni sono vaccinati e quelli al di sotto dei 12 non hanno ancora un vaccino disponibile. A ciò si aggiunga poi il fatto che, nonostante tutte le cautele, gli studenti vanno a scuola con mezzi pubblici affollati. Sono passati due anni da quando diciamo che autobus e treni locali non sono ancora messi in sicurezza. Ma siamo ancora al punto di partenza». Si preannuncia un altro anno di incertezze. «Se continuiamo a rispettare tutte le misure di sicurezza, potremo vedere un po’ di luce nella primavera del 2022 – ha concluso -. Però questo non risolve il problema a livello pandemico, perché se andiamo di questo passo tutte le persone nel mondo le vaccineremo alla fine del 2023».

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