Bimbo morto a Napoli, la famiglia: «Il video di Samuele vecchio di due anni. Con Cannio mai problemi finora»
Il video è circolato parecchio nei giorni scorsi. Un filmato di 15 secondi, pubblicato su TikTok dall’account @maydasamu. Qui si vede Samuele, vestito con una tuta. Parla da solo alla telecamera che sembra aver appena acceso. Si sente la sua voce: «Io ti butto… Tu sei una lota». Inizialmente questo video è stato associato a quello che è successo al bambino di Napoli. Il 17 settembre è morto dopo essere caduto da terzo piano. Buttato giù dal domestico di casa, Mariano Cannio. È stato lui stesso a confermare la dinamica: «Mi sono sporto a ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla». Domenico De Rosa, legale della famiglia di Samuele, spiega ora che le immagini circolate in questi giorni non possono essere associate al delitto: «Non sappiamo com’è stato possibile che quel video sia circolato in rete. Va contestualizzato, che risale perlomeno a due anni fa. È completamente scollegato da quello che è successo. Solo i meccanismi mentali di chi associa quel video alla tragedia possono spingere a ipotizzare che ci sia una relazione tra i due eventi. Ed è questo quello che teme la famiglia, che vengano ipotizzate le cose più incredibili».
Il rapporto con il domestico
De Rosa ha spiegato anche che fino al giorno dell’omicidio di Samuele non ci sono mai stati problemi tra la famiglia e Cannio: «I rapporti sono sempre stati di estrema normalità. Mi risulta che Mariano Cannio da anni faceva le pulizie a casa Gargiulo e a casa di altre persone tra le quali figurano anche parenti della famiglia di Samuele. Peraltro la mamma di Samuele, incinta di 8 mesi, aveva bisogno di una mano». Cannio, ha spiegato lui stesso, era in cura in un centro per l’igiene mentale. Sembra per un disturbo di tipo schizofrenico. La famiglia di Samuele però non era a conoscenza delle sue condizioni di salute: «La famiglia non aveva nessuna contezza della sua schizofrenia. Anzi, il senso di riservatezza e di tranquillità che mostrava era un motivo in più per continuare a trattarlo come una persona alla quale affidare le pulizie in presenza di una signora incinta e di un bimbo di 4 anni».
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