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Gimbe spegne l’ottimismo di Figliuolo sull’effetto Green pass per i vaccini: nuove dosi crollate del 41% in due settimane

23 Settembre 2021 - 11:12 Redazione
Quasi tre milioni di over 50 non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-Covid

Continuano le buone notizie dal punto di vista dei contagi di Coronavirus, mentre non sono buone le novità dal fronte della campagna vaccinale: a fronte di scorte di più di 10 milioni di dosi i nuovi vaccinati di fatto crollano: del 41% nelle ultime due settimane, con solo poco più di 486 mila prime dosi effettuate dal 15 al 21 settembre. A scattare la fotografia che di fatto smentisce gli annunci ottimistici del generale Francesco Paolo Figliuolo è il consueto monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. L’esitazione vaccinale persiste negli over 50 e frena la vaccinazione nella fascia 12-19 anni.

GIMBE | La copertura vaccinale degli over 50

I vaccini

«Nonostante la considerevole disponibilità di dosi il numero di nuovi vaccinati settimanali, dopo la timida risalita di fine agosto (831 mila), nell’ultima settimana è crollato intorno a quota 487 mila», chiosa spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «Stante l’attuale e ingiustificata indisponibilità pubblica di dati sulle prenotazioni non è possibile sapere in che misura questi numeri saliranno nelle prossime settimane per effetto dell’estensione dell’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro». Secondo il report della fondazione, l’89,5% della popolazione over 50 «ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con un irrisorio incremento settimanale nazionale (+0,6%) e nette differenze regionali: dal 93,7% della Puglia al 83,7% della Calabria». In tutta Italia 3,7 milioni di over 50 (13,5%) non hanno ancora completato il ciclo vaccinale (con picchi che vanno dal 16,3% della Calabria al record “positivo” del 6,3% della Puglia). Ancora più significativo il dato del quasi tre milioni di over 50 (2,88 milioni) che in tutta Italia non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-Covid.

GIMBE | I nuovi vaccinati per settimana

I contagi

Diminuiscono, rispetto ai sette giorni prima, i nuovi casi, passando a 28.676 da 33.712. Stabili restano i decessi (394 vs 389, +1,3%). Diminuiscono i posti occupati in terapia intensiva (-6,9%) ma anche le persone ricoverate con sintomi (-5,5%), così come gli attualmente positivi e le persone in isolamento domiciliare (-10,7%). «Continuano a diminuire i nuovi casi settimanali», dice Cartabellotta. «Sia come numeri assoluti che come media mobile dei casi giornalieri che si attesta a 4.097». Nel periodo preso in esame solo 4 regioni vedono di fatto un incremento percentuale dei nuovi casi, mentre in 3 regioni crescono i casi attualmente positivi. «Scendono a 35 le Province con incidenza pari o superiore a 50 casi per 100 mila abitanti, ma in nessuna si superano i 150 casi per 100 mila abitanti».

«Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – si conferma il calo dei posti letto occupati da pazienti COVID-19: rispetto alla settimana precedente scendono del 5,5% in area medica e del 6,9% in terapia intensiva». A livello nazionale il tasso di occupazione rimane basso (7% in area medica e 6% in area critica), seppur con notevoli differenze regionali (figura 5): per l’area medica si collocano sopra la soglia del 15% Calabria (18%) e Sicilia (17%); per l’area critica nessuna Regione supera la soglia del 10%. «Continuano a diminuire anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – con una media mobile a 7 giorni di 32 ingressi/die rispetto ai 36 della settimana precedente» (figura 6).

Le scuole

La fondazione sta lavorando anche sul fronte dei dati della scuola (ancora al centro del dibattito per la loro difficile tracciabilità e trasparenza): in occasione della presentazione dell’Osservatorio Civico sulla sicurezza nelle scuole promosso ieri da Cittadinanzattiva «abbiamo ribadito  che le evidenze scientifiche da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale combinando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale», spiega Cartabellotta.

Alcuni dati snocciolati da Gimbe? Sono più di 2,42 milioni (ovvero il 53,1%) gli studenti e le studentesse over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, e in 675 mila hanno ricevuto al momento la prima dose. Ma ci sono ancora 1,46 milioni di ragazzi e ragazze, il 32,1%, che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Anche qui Gimbe registra grandi differenze tra regioni. Tra il personale scolastico 1,39 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale (89,9%), mentre sono in 64 mila ad aspettare a oggi la seconda dose. Ci sono quasi 100mila persone che lavorano in ambito scolastico (90.976, il 5,9%) cui non è stata ancora somministrata neppure la prima dose del farmaco.

Tenere le mascherine in classe, ricorda Gimbe citando uno studio di simulazione dei Centers for Disease Control and Prevention, in condizioni di elevata immunità, riduce il rischio di trasmissione del 24%, percentuale che sale al 35% in condizioni di immunità intermedia e al 50% in presenza di bassa immunità. Meglio tenerle, insomma. «Si parla tanto di scuola ma lo si fa in modo generico, senza considerare che i vari interventi per minimizzare la circolazione del virus non possono essere applicati indiscriminatamente in tutte le tipologie di scuole, ciascuna delle quali richiederebbe un piano di prevenzione su misura, considerando soprattutto la maggiore contagiosità della variante delta tra bambini e adolescenti. In particolare non disponiamo di vaccini autorizzati sotto i 12 anni, l’obbligo di mascherine vige solo a partire dalla scuola primaria e il distanziamento non è realisticamente applicabile nei nidi e nella scuola dell’infanzia», ricorda Cartabellotta.

«A fronte delle evidenze scientifiche il mondo reale della scuola si ritrova all’inizio del nuovo anno scolastico senza una strategia di screening sistematico di personale e studenti, con regole sul distanziamento derogabili in presenza di limiti logistici e senza interventi sistematici su aerazione e ventilazione delle aule, né sulla gestione dei trasporti. E la vaccinazione di personale e studenti, seppur indispensabile, non è sufficiente per arginare la diffusione del virus e scongiurare la DAD, in particolare nelle scuole primarie».

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