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Messina, truccavano le cartelle cliniche per gonfiare i rimborsi: 26 indagati, c’è anche un’ex dirigente della Asl

23 Settembre 2021 - 09:59 Luca Covino
Evasione fiscale
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La Gdf ha eseguito ordinanze di custodia per 3 persone. Coinvolti 26 tra dipendenti, responsabili e titolari delle più importanti case di cura della città. Tra gli indagati anche una ex dirigente dal «comportamento spregiudicato», secondo il gip

Una truffa al Sistema Sanitario Nazionale che coinvolge 26 persone tra responsabili, dipendenti e titolari di alcune delle più importanti case di cura di Messina. L’inchiesta della procura della città sullo Stretto, coordinata da Maurizio de Lucia, ha portato i militari della Guardia di Finanza a eseguire un’ordinanza cautelare nei confronti di 3 persone: per loro scatta il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale per 4 mesi. Sono 3, invece, i milioni di euro sequestrati in 7 strutture sanitarie private convenzionate. Figura centrale delle indagini è l’ex dirigente dell’Asp di Messina Mariagiuliana Fazio, ora in pensione e quindi non raggiunta dal provvedimento cautelare. La donna è comunque indagata per truffa aggravata allo Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione. Già a capo del nucleo Operativo di Controllo dell’Asp, la donna è stata descritta dagli inquirenti come «forte di esperienza burocratica e amministrativa» e in grado di «orientare la macchina amministrativa» con un «atteggiamento spregiudicato» volto al «tornaconto personale». Il suo ruolo sarebbe stato di primo piano nel far lievitare i rimborsi alle strutture all’interno di un sistema «fraudolento», come lo ha descritto lo stesso gip, con la partecipazione di alcuni «funzionari dell’ufficio dell’Asp di Messina che», spiegano gli inquirenti, «omettevano di rilevare le irregolarità attestando falsamente nei verbali la conformità della documentazione esaminata ai parametri previsti».

I dati clinici manipolati

La truffa infatti si realizzava attraverso la manomissione del Diagnosis Related Group (Drg), un sistema di classificazione dei casi clinici che prevede 500 variabili in relazione a diagnosi, interventi subiti, cure e caratteristiche del paziente. Sulla base di questo sistema e del Drg attribuito attraverso le schede di dimissione, ogni Regione prevede una tariffa da rimborsare alle case di cura convenzionate. Oggetto delle indagini anche le stesse cartelle cliniche, oltre a conti bancari, telefonate e documentazioni. Delle 723 cartelle analizzate, circa l’81 per cento erano truccate: un dato di incidenza così alto da indurre il gip a credere a un connivenza tra pazienti e controllori, tesi venuta meno per la metodicità scoperta dai magistrati.

La rete di case di cura

Secondo gli inquirenti, Fazio vantava un «rapporto privilegiato» con alcune delle figure finite sotto inchiesta. Tra loro Emmanuele Miraglia, 81 anni, della Cappellani Giomi Spa, una delle più antiche case di cura messinesi, fondata nel 1933. Grazie ai Drg modificati, la società ha guadagnato rimborsi dal Ssn per 423.934 euro. Gli investigatori hanno rivelato decine di accessi ai portali dell’Assessorato alla Salute siciliano effettuati da un medico che avrebbe ricevuto le credenziali da Fazio per accedere al sistema e modificare le cartelle. Anche il direttore della struttura gestita da Cure Ortopediche Traumatologiche Spa, Domenica Chiera, 62 anni, è finito sotto inchiesta. La società ha ricevuto 364.415 euro e lo stesso Chiera è indagato per accesso abusivo al sistema informatico. Con lui anche il messinese Gustavo Barresi, 51 anni, socio della casa di cura Villa Salus, destinataria di 655.063,55 euro. La reta coinvolge anche altre cliniche e case di cura di Messina, come la Cristo Re, beneficiaria di 259.866 euro; la casa di cura San Camillo, amministrata dalla Provincia Sicula dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, destinataria di 400.594 euro; e infine la casa di cura amministrata dalla Carmona Srl, che ha incassato 899.215,35 euro.

I complici in ufficio

Secondo i magistrati Fazio si sarebbe servita della complicità di 14 addetti dell’ufficio, tutti indagati per falso. Le indicazioni della ex dirigente ai propri sottoposti includevano anche cosa scrivere nei verbali di ispezione e lavoro, così come l’organizzazione delle interviste ai pazienti sulla qualità del servizio offerto. «Fate le interviste insieme al direttore sanitario, così i pazienti hanno remore», diceva la donna senza sapere di essere intercettata. Proprio in virtù del rapporto d’amicizia, Fazio avrebbe sollecitato Miraglia a un trattamento economico migliore per suo figlio, impiegato della Giomi gestita dal direttore romano, avrebbe ricevuto gioielli preziosi, e chiesto a Chiera l’assunzione del compagno di una sua collaboratrice e il posto per un’amica a Barresi.

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