Il caso del candidato di Fratelli d’Italia beccato con le tessere elettorali dei cittadini a Torino
Il caso di Enzo Liardo, candidato consigliere alle elezioni comunali di Torino, si infittisce. La Guardia di Finanza gli ha notificato un avviso di garanzia per concorso in peculato perché è stato trovato in possesso di elenchi con i nomi e i dati di residenza degli elettori, ottenuti tramite un dipendente comunale ora indagato in concorso. A Torino le liste elettorali possono essere chieste gratis dai consiglieri in carica, mentre gli ex membri devono pagare un’imposta di 2767,11 euro o di 447,21 euro per una lista parziale. Ma c’è un fronte ancora più delicato nell’indagine. Perché a casa di Liardo i militari del Gico hanno trovato nel corso della perquisizione anche decine di copie di tessere elettorali. Perché erano in suo possesso? «Le tessere elettorali erano una “cortesia” per i cittadini che ne avevano bisogno per recarsi alle urne e votare», per il legale dell’esponente politico, l’avvocato Stefania Fantini. Secondo la difesa, racconta oggi La Stampa, si trattava di persone che non potevano andare all’anagrafe (anche per problemi di salute), o che temevano di dover fare lunghe code, o che magari non sapevano come fare. A volte Liardo le accompagnava negli uffici, altre volte provvedeva per loro. Ma al momento – fa sapere il quotidiano – non ci sarebbero deleghe in possesso di Liardo firmate dagli intestatari delle schede.
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