Giacomo Sartori, i dubbi nelle indagini: il cellulare tracciato e quel furto subìto tre mesi prima
Giacomo Sartori si è ucciso. Questa è l’ipotesi finora confermata dagli investigatori sul 29enne bellunese, ma i dubbi sulla vicenda rimangono ancora molti. Le domande sull’ingegnere informatico scomparso il 18 settembre scorso a Milano, ruotano soprattutto intorno alla dinamica dei fatti, e sul perché il giovane si trovasse nelle campagne tra Casorate Primo e Motta Visconti, nel Pavese, dove mai era stato prima né aveva contatti. I primi accertamenti hanno confermato che Sartori si è diretto nella zona dell’agriturismo Cascina Caiella, per rintracciare il cellulare aziendale che gli era stato rubato insieme a due pc dalle parti di Porta Venezia a Milano. Il ragazzo ha percorso così una trentina di chilometri senza soldi e senza documenti con l’obiettivo di trovare i ladri.
Il decesso
La morte sarebbe avvenuta nella prima mattina di sabato scorso, dopo una notte intera di ricerca del cellulare. I filmati della videosorveglianza lo mostrano passare più volte nei due paesi a ridosso della Cascina. L’ultima volta che un fotogramma lo cattura è intorno alle 7: è in auto, sempre solo alla guida. Dalle 7.30 il telefono è spento. Sarebbe quello il momento in cui il 29enne per due volte entra nel cortile dell’agriturismo, come riporta il Corriere della Sera, «fruga tra gli attrezzi sotto la tettoia e recupera prima una catena (che però si spezzerà in due durante un primo tentativo) e poi una grossa prolunga da cantiere che avvolge a 3.5 metri d’altezza al ramo di una grossa quercia nel vicino frutteto e decide di uccidersi».
Il precedente
Nulla faceva presagire che Sartori arrivasse a uccidersi, non aveva mai sofferto di depressione. L’unica volta che aveva fatto qualcosa di insolito risale a 4 anni fa, al termine della sua ultima relazione, che lo aveva segnato particolarmente tanto da spingerlo ad allontanarsi dalla famiglia per andare a farsi un bagno nel Piave. Da allora non aveva avuto più alcuna storia. Quanto al furto, Sartori ne aveva già subito uno tre mesi fa. Si trattava sempre del pc aziendale. Il titolare dell’azienda di software di Assago dove lavorava aveva inviato una mail a tutti i dipendenti raccomandando la massima attenzione sui materiali aziendali. Il ragazzo potrebbe essersi preoccupato delle conseguenze se avesse dovuto far presente all’azienda di essere stato nuovamente derubato.
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