«Il Green pass è come la tessera fascista»: la lettera di un docente sospeso ai suoi studenti
È stato tra i primi docenti nella provincia di Cuneo a essere sospeso. Oggi si è presentato davanti alla scuola dove insegnava e si è messo a fare lezione all’aperto. Matteo Barale, insegnante 52enne dell’istituto Virgilio, per cinque giorni si è presentato a scuola senza Green pass né risultato del tampone che attestasse la negatività al Covid. Dopo 33 anni di servizio, ora, resterà fino a fine anno senza stipendio e senza la possibilità di insegnare o entrare a scuola. In una lettera aperta agli studenti ha scritto: «Il lasciapassare è una discriminazione, un ricatto sociale che non mi permette di lavorare. Mio padre era partigiano: pare di essere tornati in quel periodo, quando per lavorare dovevi esibire la tessera fascista. Ai ragazzi ho chiesto di pensare con la loro testa, di non accettare ricatti. Non mi spaventa perdere il lavoro, mio padre partigiano mi ha insegnato curiosità e coraggio: farò altro. Ma sono qui per i ragazzi, perché capiscano che devono lottare per le loro idee. Il compito della scuola è formare i nuovi cittadini».
Leggi anche:
- La maestra non vaccinata e con il Green Pass scaduto cacciata dalla scuola: «Trattata come un’appestata»
- Scuola, i presidi: «Su 400 mila classi, centinaia sono in quarantena. Green pass? I controlli funzionano»
- Battiston: «Più coraggio sul Green pass a scuola: chi ce l’ha non dovrebbe fare la quarantena» – L’intervista
- Promosso (con riserva) il primo giorno di scuola con il Green pass – Il video
- Abrignani (Cts): «Il Green Pass sia obbligatorio a scuola per gli alunni dai 12 anni»