L’indagine su Morisi agita la Lega. Salvini grida al complotto: «Attacco gratuito a 5 giorni dal voto»
«Scusi, lei spaccia?». Nelle centinaia di immagini di Matteo Salvini che durante la campagna elettorale a Bologna andava a citofonare a casa di ignari cittadini tornate a circolare ieri dopo la notizia dell’indagine su Luca Morisi, c’è tutto il surreale della situazione in cui si è andata a infilare la Lega. L’indagine per droga nei confronti dell’ex social media manager e fedelissimo del Capitano, arriva in un momento in cui il partito è in ebollizione. E sulla graticola c’è proprio la linea del segretario. Insieme alla Bestia, la macchina di propaganda messa su dall’ex professore di filosofia e che ieri è sembrata a tutti più morta che viva. Mentre proprio Salvini comincia a pensare che tutta la vicenda faccia parte di un piano per fermare la sua ascesa a Palazzo Chigi. «Per me chi vende droga, vende morte. Su questo spero che nessuno abbia dubbi, chi consuma droga sbaglia e va aiutato e curato», ha detto Salvini. «Ma tirare in ballo il discorso politico è un attacco gratuito alla Lega a cinque giorni dal voto».
Il caso Giorgetti
Ieri non si è celebrato solo il funerale della Bestia. L’intervista rilasciata dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti a La Stampa ha azzoppato i candidati sindaci del centrodestra a Roma e a Milano, che non avrebbero chances di vittoria. E siccome quei candidati sono stati scelti proprio da Salvini, la critica alle decisioni del segretario è sembrata tutt’altro che implicita. Ma c’è di più. Perché, come spiega oggi la Repubblica, il segretario è convinto che sia in atto una manovra. Non per abbatterlo ma per logorarlo, per delegittimarlo, per togliergli quella credibilità necessaria a fare di lui, proprio dopo Draghi che Giorgetti vuole mandare al Quirinale, un candidato premier. Negli ambienti leghisti non è più un mistero, spiega il quotidiano, la sensazione che a Chigi voglia e possa andarci proprio l’attuale capo delegazione, se le Politiche — come nel 2018 — non forniranno un chiaro vincitore anche e soprattutto dentro il centrodestra.
Giorgetti sarebbe un candidato più presentabile. Perché garantirebbe la continuità con una linea europeista ed atlantista più di un Salvini macchiato da un approccio critico nei confronti dei provvedimenti anti-Covid dell’attuale governo. Il ministro dello Sviluppo economico, a fine ottobre, sarà negli States per un appuntamento del Niaf, la National Italian American Foundation, e c’è chi indica il viaggio come occasione per accreditarsi con i vertici dell’amministrazione Usa. Mentre Salvini la sera del 4 ottobre potrà vedere quali sono stati i frutti delle sue scelte alle elezioni comunali. E poi, dopo altre due settimane, i ballottaggi chiuderanno la campagna elettorale più sofferta del Carroccio. Aprendo però il dibattito all’interno del partito. Dove qualcuno già cominciava a chiedere il Congresso.
Chi di Bestia ferisce…
Intanto ieri l’hashtag Morisi è stato di tendenza in Italia per tutto il giorno: insulti e offese per lui e per il suo leader. C’è chi messo Morisi al posto del tunisino di Bologna al quale Salvini andò a citofonare chiedendo ‘scusi, lei spaccia?’, e chi ha postato le sue parole al termine del processo per la morte di Cucchi: «Era un drogato e mi fa schifo». La ministra Fabiana Dadone, collega di governo, ci è andata giù pesante: «Morisi ha fatto dell’aggressione digitale mestiere. Mi chiedo se qualcuno citofonerà a casa di Salvini». Mentre Fedez ha dedicato al Capitano una storia su Instagram. «È un eroe contemporaneo. Oggi scopre anche lui di aver avuto al suo fianco un drogato ma che magicamente non diventa un ‘drogato’ ma un amico da aiutare a rialzarsi».
C’è anche chi prova a distinguersi. Matteo Renzi invita a «essere diversi da chi sparge odio sui social» e Lapo Elkann, un altro che con la droga ha fatto i conti, vorrebbe che gli fosse risparmiata quella gogna che è toccata invece a lui. Ma forse il tweet più significativo per Salvini è stato quello di Claudio Velardi: «Invincibile, eterno teorema italiano. La sorte di un leader politico è segnata quando, in straordinaria sintonia con gli attacchi interni (Giorgetti su La Stampa), si mette in moto la magistratura (vedi vicenda Luca Morisi). Schifo», ha scritto l’ex guru di D’Alema. La stessa cosa che pensa il Capitano.
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