Draghi a L’Aquila per il memoriale del sisma: «Oggi qui si può rinascere». Assenti i parenti delle vittime: «Non ci hanno neanche invitati» – Il video
Mario Draghi si trova all’Aquila – la mattina del 29 settembre – per inaugurare il Parco della Memoria. Sono passati 11 anni e mezzo dal sisma che causò la morte di 309 persone nel capoluogo abruzzese. E oggi, ha affermato il presidente del consiglio, «ci sono finalmente le condizioni per la rinascita». Il riferimento è ai fondi del Recovery plan: «Abbiamo deciso di destinare un’apposita linea di investimento del Pnrr – alle zone dei terremoti del 2009, 2016 e 2017 -. Questo pacchetto ha un valore di 1,78 miliardi e finanzia la ricostruzione sicura e sostenibile, il recupero ambientale, e iniziative a sostegno di cittadini e imprese. In settimana diamo il via a questo programma, con l’approvazione del provvedimento che ripartisce le risorse tra le finalità di investimento». La ricostruzione, ha assicurato Draghi, «procede ovunque, ma con velocità diversa da un territorio e l’altro. Dobbiamo accelerare, per l’obbligo morale che abbiamo verso tutti i cittadini».
Il parco della Memoria
Per commemorare le vittime è stato scelto un parco e non un tradizionale monumento, uno spazio aperto a rappresentare il vuoto lasciato da chi è morto la notte tra il 5 e il 6 aprile 2009. «Ma questo spazio aperto è anche simbolo di pienezza – ha aggiunto il premier -. Sarà riempito da tutte le famiglie e i bambini che giocheranno tra queste aiuole e tra queste fontane. È il simbolo della vita che deve rinascere traendo forza dalla memoria di una tragedia». Draghi ha poi enucleato le voci di spesa previste per la ricostruzione delle aree terremotate: «Destiniamo oltre un miliardo di euro per restituire vitalità alle comunità locali e in particolare per rendere le città e i borghi sicuri, sostenibili e connessi. Altri 700 milioni di euro vanno allo sviluppo e al rilancio economico e sociale. Sosteniamo le imprese innovative, e valorizziamo le risorse ambientali e le vocazioni produttive locali, come l’agroalimentare e le imprese culturali, turistiche e creative. Realizziamo centri di ricerca e formazione, come il centro di formazione tecnica per la pubblica amministrazione che sarà realizzato nel comune dell’Aquila. Questi investimenti vogliono essere un impegno concreto per la ripartenza».
La ricostruzione
Ad oggi, il rifacimento degli edifici privati dell’Aquila ha superato la percentuale dell’80%. Le messe in sicurezza e le ricostruzioni degli altri comuni del cratere, ha ammesso lo stesso presidente del consiglio, proseguono più lentamente. «I ritardi colpiscono soprattutto il processo di ricostruzione pubblica, che ancora non ha un piano completo. Parlo di scuole, ospedali, strade, uffici e chiese, quegli edifici che rendono un luogo una comunità». Uno dei refrain che Draghi ripete più spesso, anche nelle precedenti conferenze stampa di presentazione del Pnrr, riguarda la capacità realizzativa dei progetti. «Le risorse servono, ma da sole non bastano. C’è bisogno di capacità progettuale e amministrativa, come dimostrano – a partire dall’Aquila – i casi di maggior successo nella ricostruzione post-sisma. Abbiamo costruito per gli investimenti del Pnrr e del Fondo Complementare un modello di governance che punti sulla semplificazione delle procedure e sullo stretto coordinamento delle amministrazioni centrali e territoriali».
La critica dei famigliari delle vittime
Ad annuvolare la cerimonia, la critica mossa dai famigliari delle vittime a Draghi e a chi ha organizzato l’inaugurazione: «È stato commesso un grave sgarbo istituzionale e mostrata indelicatezza umana perché non si possono invitare solo una parte dei familiari delle vittime quattro giorni e mezzo prima. Avevamo chiesto che con l’inaugurazione del Parco della Memoria ci fosse una riconciliazione collettiva e in questo senso bisognava invitare prima i familiari delle vittime, poi la città e successivamente le istituzioni. Ci sono 55 ragazzi giovani non aquilani morti nel terremoto i cui familiari non sono stati invitati e in tal senso sono stati uccisi un’altra volta. Si sarebbe potuto chiedere scusa ma il sindaco ha continuato a fare polemica come se in questa città nessuno potesse parlare e esprimere il proprio mestiere». A dichiararlo è stato Vincenzo Vittorini che, nel terremoto del 2009, ha perso moglie e figlio.
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