Separatismo e oligarchia: perché lo Fc Sheriff non è (solo) l’ultima “Cenerentola” di Champions
Il calcio, uno dei pochi universi in cui le favole accadono ancora, verrebbe da dire guardando all’impresa con cui, ieri sera, lo Fc Sheriff ha battuto al fotofinish il Real Madrid per 2 a 1. Un risultato storico, che permette ai moldavi di entrare di diritto nella storia della Champions League. Con il successo sui Blancos, e quello sugli ucraini dello Shakhtar Donetsk, infatti, la squadra è a punteggio pieno nel Gruppo D con 6 punti, ricevendo già l’etichetta di “Cenerentola” di questa edizione del torneo. Un vero e proprio miracolo sportivo, compiuto dalla squadra di Tiraspol che sulla carta è di basso profilo tecnico rispetto alle rivali. Ieri sera, 28 settembre, il gap economico con gli avversari del Real era palese: il giocatore dello Sheriff con la maggiore valutazione di mercato, infatti, era Frank Castañeda, quotato 1 milione di euro. Stando ai dati forniti dal sito specializzato Transfermarkt.com, il numero 10 colombiano fa parte di una rosa dal valore complessivo di 12,3 milioni, contro i 793,5 dei madrileni.
September 28, 2021
Se si aggiunge che la squadra è originaria della Transnistria, la regione moldava che dal 1990 reclama inascoltata l’indipendenza ed ha ancora stella rossa e falce e martello nelle insegne ufficiali, ce ne sarebbe abbastanza per scrivere l’ultimo capitolo del romanzo Calcio. A dirla tutta, però, anche se il risultato di ieri è stato storico e baciato dalla fortuna, la storia dello Sheriff si divide tra le luci del successo in campo e le ombre della proprietà oligarchica che controlla l’omonima holding, con interessi in svariati settori strategici in Moldavia, dalla distribuzione alimentare all’edilizia. Una società cresciuta su un terreno che esula dallo sport e tocca direttamente la sfera di interesse della Transistria, la regione al centro delle maggiori tensioni socio-politiche moldave degli ultimi 30 anni.
Connessioni oligarchiche
Lo Sheriff si è qualificato quest’anno in Champions per la prima volta, grazie al passaggio dei preliminari ai danni di squadre più titolate come Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado. In Moldavia il dominio del club in Divizia Națională, il massimo campionato del Paese, parte nel 2000, quando, a sette anni dalla fondazione, il club incassa il primo di una serie di ben 19 titoli nazionali. Oltre ai campionati, arrivano altri trofei, tra i quali 10 Coppe di lega e 7 Supercoppe. In Europa l’affermazione è più recente: dall’esordio nell’agosto del 2000, in occasione dei preliminari dell’allora Coppa Uefa, poi persi contro l’Olimpia Lubiana, lo Sheriff ha accumulato esperienza calcistica, ma anche risorse per costruire una squadra in grado di competere nel bacino dell’Est Europa.
Dietro al palcoscenico luccicante, però, c’è l’ascesa dell’oligarchia che si è affermata con la dissoluzione dell’Unione Sovietica negli ex paesi satelliti di Mosca. Proprio dalle ceneri della Grande Madre Russia nasce l’iniziativa di fondare il club. L’idea viene portata avanti dall’ex agente del Kgb Viktor Gushan, di inclinazione filo-russa. Il suo nome ha avuto un’importanza estrema per il successo del club nella città e per la collocazione identitaria della tifoseria, nota per la posizione ultra-nazionalista e per inscenare cori anti-Moldavia durante le partite.
Gli interessi oligarchici
Insomma, la storia dello Sheriff e della sua tifoseria è direttamente collegata a quella dell’indipendentismo della Transnistria, la regione moldava ufficialmente chiamata Pridniestrov, ma mai riconosciuta dai Paesi membri dell’Onu dopo l’indipendenza unilaterale del 2 settembre del 1990. Due anni più tardi, con il cessate il fuoco arrivato dopo una guerra civile nell’area, la questione ha investito la geopolitica del Paese come degli stati vicini, a partire dalla Russia, a cui gli stessi transnistriani hanno chiesto l’annessione dopo la secessione della Crimea dall’Ucraina. E non solo per nostalgia di quella falce e martello che ancora brilla al braccio dei militari locali. Tra le fila dei dirigenti della holding Sheriff, infatti, figura Oleg Smirnov, figlio dell’ex presidente della Transnistria, Igor Nikolaevic Smirnov, considerato il vero deus ex machina dell’azienda e al centro di inchieste su presunti giri di riciclaggio di denaro.
La Sheriff è finita più volte al centro del dibattito pubblico per scandali legati alle leggi ad personam promulgate dai legislatori transnistriani a favore della società. Di fatto, la holding gode di agevolazioni fiscali nelle imposte ed è l’unica società della Moldavia ad aver ottenuto le autorizzazioni per controllare alcune esportazioni strategiche. L’ultimo avvenimento che dimostrerebbe il peso degli scambi tra l’impresa e la politica nazionale della micro repubblica risale al febbraio scorso, quando la Sheriff è stata accusata di brogli elettorali durante le elezioni parlamentari. L’ennesima prova di quanto gli interessi indipendentisti, anche economici, pesino sullo sforzo fatto per sostenere la squadra.
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